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Aci: “Mortale alla Valle Benedetta, l’atteggiamento sterile della protesta a prescindere”

Giovedì 29 Settembre 2016 — 16:42

Davanti a casi come quello citato, bisogna però evitare di incorrere per l’ennesima volta nell’errore grave e reiterato del voler utilizzare qualsiasi argomentazione per fare polemica.

La contestazione a prescindere è un atteggiamento sterile, fuorviante, che non contribuisce certo ad elevare il tono e l’efficacia della discussione intorno ad un tema tanto delicato quanto importante e urgente come quello della sicurezza stradale.

Sempre prendendo ad esempio l’ultimo tragico episodio avvenuto lungo le strade periferiche della nostra città, malgrado le naturali immediate reazioni legate alla rabbia e al dolore, ci chiediamo come si possa realisticamente chiedere di installare l’illuminazione artificiale lungo una strada extraurbana come quella teatro dell’incidente.

Chi stabilisce sino a che punto fuori dai confini cittadini si dovrebbero installare i necessari lampioni?

Nessuna strada extraurbana gode in realtà del privilegio dell’illuminazione. Su questa via in particolare, a poche decine di metri dal luogo dell’incidente mortale, è presente un piccolo assembramento di case. Forse a quest’altezza si potrebbe al limite provvedere a potenziare un sistema di illuminazione, a tutela dell’incolumità di eventuali pedoni intenti nell’attraversamento o comunque impegnati a camminare sul ciglio della carreggiata.

Questo considerato che i dossi artificiali, quegli strumenti finalizzati a limitare la velocità dei mezzi in transito e che qualcuno ha richiesto a gran voce all’indomani dell’incidente, non possono essere piazzati lungo strade extraurbane: secondo l’art. 179 (n.42 del Codice della Strada) tali dispositivi possono trovare sede soltanto nei pressi di strade residenziali, nei parchi pubblici e privati, nei residence, eccetera e devono comunque essere sempre presegnalati.

Il Codice prevede anche che con i fanali anabbaglianti accesi, il limite di velocità massima debba essere rispettato entro i 50 chilometri orari. Vorremo davvero sapere quanti tra coloro che hanno protestato in questi giorni conoscono davvero il Codice e ne osservano concretamente i dettami.

Le buone leggi in realtà esistono già, sarebbe ‘solo’ sufficiente che queste venissero rispettate dagli utenti della strada. Protestare su tutto e comunque, a prescindere, pare invece essere diventato l’unico sport davvero diffuso e praticato dalla popolazione, non solo quella livornese.

Riccardo Heusch

Presidente Commissione Traffico e Mobilità

AC  Livorno

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