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“Una sola città da genti diverse”, purchè non siano troppo diversi…Per non dimenticare i 4 bimbi rom morti a Pian di Rota

Mercoledì 9 Agosto 2017 — 17:33

Nella notte del 10 agosto del 2007 4 bambini rom morirono in un rogo a Pian di Rota.

La notizia giunse mentre a Livorno si svolgeva Effetto Venezia: non mancarono polemiche e tensioni fra l’amministrazione e i commercianti, molti dei quali contrari alla volontà del sindaco Cosimi di sospendere la festa per lutto. Fra l’indifferenza generale e il malcontento diffuso la sera successiva furono annullati gli spettacoli e i momenti ludici e le saracinesche rimasero abbassate.

Un mese dopo si svolsero i funerali al Duomo: a parte chi “doveva esserci” (istituzioni, qualche politico e mondo dell’associazionismo laico e confessionale) pochissimi i cittadini comuni. Alcuni, fuori dalla Chiesa, curiosavano per verificare se anche i genitori e i parenti rom piangessero la  morte in modo “normale”.

Nei giorni successivi alla tragedia prese il sopravvento la voglia di esprimere opinioni negative sui rom, dando libero sfogo per lo più a frasi alimentate da odio e ostilità per pregiudizi e stereotipi ormai secolari, frutto anche della costruzione e della narrazione mediatica (i media locali, 10 anni fa, non dimostrarono grande capacità di uscire dall’uniformità del racconto).

Agosto 2017: cade l’anniversario dei 10 anni di quella tragedia. Malgrado questa commemorazione importante, non registriamo momenti di riflessione e di particolare attenzione.

Sebbene anche l’edizione di quest’anno di Effetto Venezia fosse dedicata al tema della multiculturalità e della diversità sfruttando ancora una volta i miti e le immagini da cartolina che tanto piacciono (e che poi fanno sempre più fatica a abbinarsi al presente e alla pratiche quotidiane), nessuno o quasi ha sentito l’esigenza e la necessità di dare spazio al ricordo di quella tragedia.    “Una sola città da genti diverse”, questo il motto fondativo della Città di Livorno che compare anche sulla prima moneta nel XVII secolo cioè il tallero e che abbiamo sentito spesso anche durante queste settimane per accompagnare la Festa, ma verrebbe da pensare purchè non siano genti troppo diverse quali i rom appunto. Solo l’associazione don Nesi/Corea, da anni impegnata sul territorio sul tema, ha portato un proprio contributo all’interno della programmazione  cinematografica organizzata dal tavolo “De’ Movie” e dall’assessorato alla Cultura con la proiezione di un video – sintesi del progetto “I rom protagonisti si raccontano” (un anno di lavoro fra il 2016 e il 2017 dedicato a attività e iniziative con e per i rom e i cittadini livornesi).

Alla proiezione pochissimi i presenti, per lo più volontari e amici dell’associazione. Siamo consapevoli che il contenitore e la cornice di Effetto Venezia non si prestino molto a momenti di un certo tipo e diamo comunque atto che l’attuale amministrazione abbia accolto una proposta così audace. Resta il fatto che anche negli altri giorni dell’anno si fa di tutto per girarsi dall’altra parte o per non andare oltre il consueto circolo vizioso alimentato da pregiudizi e stereotipi.

Anche quest’anno, ne siamo certi, qualcuno porterà i fiori al cimitero dove è sepolta una delle vittime di quella tragedia, si mostrerà addolorato e commosso davanti ai fotografi e alle videocamere. Poi il giorno dopo continuerà il solito gioco, fra ordinanze contro i rom e l’assoluta mancanza di soluzioni e di proposte per migliorare le condizioni dei (pochissimi) presenti sul nostro territorio e il rapporto con i livornesi.

Continueremo a negare o a trascurare la memoria, come ancora in parte succede nei confronti del

Porrajmos, lo sterminio dei popoli rom e sinti nei lager nazi-fascisti.

Continueremo a considerare anche quei 4 bambini colpevoli. Colpevoli soprattutto di essere rom.

Livorno, 10 agosto 2017 – Silvia Papucci – Presidente Associazione don Nesi/Corea

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