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Due livornesi insegnano italiano in Cina

Venerdì 1 Dicembre 2017 — 17:10

Elisa Bassi e Olimpia Lombardi, entrambe 21 anni, stanno insegnando italiano ai ragazzi di 13 e 14 anni in una scuole di lingue straniere

di Federico Bacci

Due livornesi in Cina per insegnare italiano. Elisa Bassi e Olimpia Lombardi, entrambe 21enni, frequentano il terzo anno della Facoltà di Lingue, Letterature e Studi Interculturali all’Università di Firenze e si sono lanciate nel progetto Cospe alla Wenzhou Foreign Language School della città di Wenzhou. Le ragazze hanno il compito di insegnare l’italiano ai teenager di 13 e 14 anni da settembre a dicembre del 2017: tre mesi catapultate in una realtà completamente diversa dalla nostra. Quilivorno.it le ha intervistate direttamente dall’altra parte del mondo per conoscere cosa porta vivere un’esperienza così grande.

Come vi siete interessate al progetto Cospe?
“E’ un progetto che vale come tirocinio curriculare per la nostra università. Dei nostri compagni di corso avevano già svolto quest’esperienza e le loro impressioni a riguardo erano state molto positive. Ci siamo interessate e, dopo la trafila burocratica, siamo riuscite a partire a fine settembre”.

Cosa vi aspettavate da quest’esperienza quando siete partite?
“Non sapevamo a cosa andavamo incontro, l’unica certezza era che fosse qualcosa di completamente diverso da ciò che viviamo quotidianamente. C’era tanta curiosità, ma anche un pochino di spaesamento iniziale”.

Il vostro compito è insegnare italiano ai ragazzi di 13 e 14 anni. Avevate già esperienza con questo mestiere? Come vi siete approcciate all’insegnamento?
“No, è la prima volta che svolgiamo questo mestiere. I ragazzi cinesi prendono un po’ alla leggera ciò che è diverso dalla loro cultura e quindi guardano con una leggera superficialità anche alla lingua italiana. Insegnare a loro è una bella sfida e ci stiamo mettendo alla prova. Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio: ci sono anche alunni molto bravi, disciplinati e interessati, che hanno il sogno di trasferirsi in Italia in futuro. Inoltre abbiamo scoperto che la maggior parte dei cinesi che vivono in Italia provengono proprio da Wenzhou, la città dove viviamo”.

Olimpia (a sinistra) ed Elisa (a destra) davanti alla Wenzhou Foreign Language School

Su cosa verte l’insegnamento della nostra lingua?
Abbiamo scelto le basi della lingua italiana, grammatica, parole ed espressioni semplici. Abbiamo un totale di 12 classi, e quindi partire con un programma standard e semplice per tutti ci sembrava la mossa giusta.

Quali sono gli aspetti della vita quotidiana che differiscono di più rispetto all’Italia?
“Ci manca ovviamente il cibo italiano! Gli orari dei pasti sono diversi dai nostri (la cena è alle 16), ma in più non si può dire che abbiano veri pasti completi come in Italia: i cinesi mangiano semplicemente quando hanno fame. I letti nelle case e negli alberghi sono molto sottili, ma ci siamo abituate. Quando camminiamo per strada ci guardano con stupore, a volte sembrano quasi spaventati, ma alcuni ci fermano per fare delle foto con noi! Gestiscono la privacy personale in maniera più “tranquilla” rispetto agli europei e sono molto più rumorosi degli italiani, sfatiamo questo mito! La sicurezza delle stazioni dei treni e degli aeroporti è maniacale, controllano tutto, ma con grande velocità ed efficienza. La tecnologia nelle città è molto sviluppata e, paradossalmente, la vita costa molto poco”.

Avete visitato anche altre città e in Cina le distanze sono enormi. Avete trovato differenze tra una città e l’altra?
“Abbiamo visitato Hangzhou e Nanchino e a breve andremo a Shangai e a Pechino. Sono tutte città più grandi di Wenzhou, dove viviamo: molto frenetiche, non puoi fermarti un attimo. Il paradosso è che anche la nostra città conta 3 milioni di abitanti, ma sembra, in confronto, un paese di campagna. In generale le città sono molto belle, molto sicure e senza una marcata criminalità”.

Ritornerete in Italia appena prima di Natale. Vi sentite cambiate da questa esperienza?
“Ci siamo costruite senz’altro una corazza, catapultate da sole in un contesto completamente diverso dal nostro e dove nessuno ci capiva. Abbiamo arricchito il nostro bagaglio culturale, migliorando anche la conoscenza della lingua cinese; ci sentiamo molto maturate e d’ora in avanti guarderemo le cose con un altro tipo di occhio. Sicuramente abbiamo imparato la costanza e l’etica lavorativa, poiché eravamo “costrette” a iniziare una mansione e a portarla fino in fondo con tutte le difficoltà del caso. Sarà per noi sicuramente un trampolino di lancio verso il futuro”.

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