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Premiati i patentati di lungo corso

Venerdì 21 Aprile 2017 — 17:39

La lista Aci ha visto premiate ben 63 persone: 11 Veterani, 36 Pionieri, 13 Maestri e 3 Accademici. Tra questi 'illuminati' del volante, spiccano le storie intrecciate di due persone

All’Assemblea dei Soci la ribalta principale viene riservata tradizionalmente alla celebrazione dei tesserati Automobile Club Livorno con più anni di patente (in fondo all’articolo trovate il link con i nomi dei premiati). Associati forti di meriti anagrafici legati al conseguimento della patente, che per questo si sono guadagnati il diritto di entrare nell’elenco suddiviso in differenti categorie.
Nell’edizione 2017, ‘Veterani’, ‘Pionieri’, ‘Maestri’ e ‘Accademici della Guida’, vale a dire gli affiliati con in tasca una patente da almeno 40, 50, 60 e 70 anni, hanno sfilato in parata davanti ai vertici dell’AC provinciale per ricevere l’ambito attestato di lungo corso con il documento rosa in tasca. Stavolta la lista ha visto premiate ben 63 persone: 11 Veterani, 36 Pionieri, 13 Maestri e 3 Accademici.
Tra questi ‘illuminati’ del volante, spiccano le storie intrecciate di due vecchi colleghi nonché conoscenti, i quali hanno avuto modo di salutarsi dopo tanto tempo proprio in occasione dell’ultima Assemblea ospitata dai prestigiosi locali del Grand Hotel Palazzo. Vincenzo Rizzo e Vittorio Venturi, rispettivamente insigniti del titolo di Pioniere e Maestro, hanno condiviso trascorsi professionali in Marina presso l’Accademia Navale livornese.
“Io, siciliano di nascita, mi sono trovato a conseguire la patente nel ’64 a Torino. Ero nel capoluogo piemontese per lavoro e solo nel ’69 ho comprato la mia prima vettura, un’Opel – racconta Rizzo, residente da anni nella città dei Quattro Mori – Non sono mai stato un appassionato compulsivo di auto, tant’é  che ho avuto solo un paio di multe, subito al massimo qualche tamponamento e ho cambiato appena 4 modelli in tutti questi anni. La seconda macchina è arrivata ben 11 anni dopo, una Ford Taunus che ricordo ancora con affetto. Poi una Lancia e quella che mi accompagna sino a oggi , ormai addirittura da 21 anni: un’altra fedelissima Lancia, con la quale per tutto questo tempo ogni estate sono tornato in vacanza in Sicilia. È solo da 5 anni a questa parte che le risparmio almeno un tratto della lunga faticata, imbarcandomi in traghetto all’altezza di Napoli.”
Secondo Rizzo, la ricetta della sua longevità alla guida è quindi presto riassunta: “Grazie all’estrema prudenza ho potuto affrontare questi lunghi viaggi senza effetti collaterali: fondamentale è tenere alta la guardia, per cercare di prevenire non solo i propri errori ma anche le eventuali disattenzioni altrui”.
Parallela la storia di Venturi, di qualche anno più ‘grandicello’ e per questo in grado di tagliare l’ambito traguardo delle sessanta primavere al volante. “La mia prima auto è stata una Lancia Ardea a quattro marce, acquistata nel 1958. Quando l’acquistai era già vecchiotta, immatricolata nel 1949 ma filava che era un piacere. In gioventù sono sempre stato un appassionato del marchio torinese, poi sono passato a Mercedes in versione diesel, anche per esigenze professionali.”
Dopo la carriera in Marina è passato a rivestire incarichi dirigenziali in azienda. “Per necessità lavorative ho cambiato parecchio le mie abitudini in fatto di mobilità, arrivando a percorrere al volante qualcosa come 90 mila km l’anno in media. Eppure, malgrado ciò, il mio curriculum di pilota è macchiato solo da due contravvenzioni, entrambe per divieto di sosta. Ironia della sorte, entrambe prese a Livorno, mia città natale. È proprio vero che nessuno è profeta in patria.”

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