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Allarme insegnanti: “Istituti scolastici in grave crisi”

Lunedì 26 Settembre 2016 — 15:17

di Claudio Caprai 

Nonostante le rassicurazioni del ministro Giannini, che ha definito i ritardi come “accettabili e fisiologici”, la situazione degli istituti scolastici della provincia è molto grave. A solo un paio di settimane dall’inizio dell’anno scolastico, gli istituti di tutta la provincia stanno facendo orario ridotto per mancanza di organico. La situazione è ancora più critica nei territori più disagiati come l’Elba, dove un istituto ha aperto con un solo insegnante.
Il risvolto peggiore di questa situazione è quello che va a pesare sugli alunni disabili che non hanno ancora un insegnante di sostegno; infatti solo un terzo degli aventi diritto in questo momento riesce ad avere il sostegno. Questa situazione è stata causata dai ritardi delle nomine da parte del ministero, la macchina dei concorsi non ha funzionato e le effettive assunzioni non rispecchiano quelle previste dai piani di assunzioni. “La previsione migliore è che la situazione sia risolta entro i primi giorni di ottobre, ma l’entità del ritardo rimane inaccettabile- spiega Filippo Gherarducci di Cgil – gli istituti ci segnalano che non sono più in grado di far funzionare la scuola”.
La mancanza di personale si trova a tutti i livelli di istruzione, che in numeri si traducono in circa trecento posti da coprire tra scuola primaria e secondaria. Inoltre il personale non docente manca, sempre per problemi di assegnazione di posti: “Gli organici sono ridotti all’osso – continua Paola Colorà di Cisl Scuola – e insufficienti per le necessità degli istituti, soprattutto a causa del regolamento che impedisce di sostituire un impiegato in caso di malattia”. Questo ha portato ad una situazione in cui gli impiegati devono lavorare anche per chi non c’è senza la possibilità di vedere assegnati nuovi ruoli negli uffici. Quello che chiede la Cisl è una “ricucitura” del rapporto tra politica e scuola, che in questo momento è inesistente, per raggiungere i risultati previsti, ma non ottenuti, con le riforme del governo.

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