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Dalla Norvegia alle Mazzini per dire “no” al bullismo

Sabato 7 Ottobre 2017 — 08:11

Un professore del Nord Europa è venuto qui a Livorno per tenere una relazione sul delicato tema delle angherie in classe verso i più deboli

Giovedì 5 ottobre, in occasione del Settembre Pedagogico, la scuola media Mazzini ha organizzato una conferenza dal titolo “Preventing and handling bullying and drop-out in Norwegian schools”.

Il relatore Kjetil Gjerdevik è il dirigente di un istituto comprensivo norvegese, la Vikesa Skule. Lo scorso maggio la Vikesa Scule aveva ospitato le delegazioni del progetto Erasmus+ Eclypse, fra cui anche quella composta da docenti e alunni della scuola Mazzini. La referente del progetto Erasmus Ilaria Tramonti ha invitato Gjerdevik per una conferenza conclusiva del progetto. Alla conferenza hanno partecipato la dirigente delle scuole Mazzini Vincenza Rum e un nutrito gruppo di insegnanti delle scuole Mazzini e di alte scuole della città.

Il sistema scolastico norvegese è molto diverso da quello italiano. Ad esempio, le ore scolastiche durano 45 minuti e sono intervallate da lunghe ricreazioni fatte all’aperto, e gli alunni godono di autonomie maggiori rispetto a quelle concesse ai coetanei italiani. I docenti trascorrono a scuola 10 ore ogni settimana oltre all’orario di insegnamento, ma hanno a disposizione spazi e materiali per lavorare e per riunirsi. I coordinatori di classe dedicano molto tempo ai colloqui con gli alunni e con i genitori ma hanno alte retribuzioni aggiuntive e i genitori che non si presentano agli incontri vengono segnalati alle autorità.

La conferenza ha trattato anche il tema dell’abbandono scolastico, anche perché la Vikesa Schule di Vikesa vanta un tasso di abbandono scolastico molto inferiore alla media nazionale norvegese: in Norvegia cir­ca il 30% degli alunni lascia la scuola nel corso delle high schools (le nostre suole superiori) ma solo l’11% degli alunni della Vikesa si perde nel passaggio al ciclo su­pe­riore. Gjerdevik ha spiegato che il primo obiettivo perseguito nella scuola è che gli studenti stiano bene, si sentano si­curi e siano felici di andare a scuola; queste condizioni sono fondamentali per avviare il processo di apprendimento, perché in assenza di queste condizioni i bambini non sono ca­paci di apprendere. Il corpo docente, inoltre, si ritrova fre­quen­te­mente per confrontarsi sulla situazione degli alunni e per condividere le regole, ed ha a disposizione personale specializzato con cui collaborare in caso di necessità non legate alla didattica. In questo modo la scuola prepara i propri alunni non a superare dei test e delle verifiche ma a diventare cittadini inseriti nella società; la percentuale di abbandoni cala e non si registrano atti di bullismo.

A margine del suo intervento Gjerdevik ha parlato anche delle sue impressioni sulla scuola italiana. Nel corso della mattina il dirigente aveva visitato la scuola Mazzini ed assistito ad alcune lezioni ed aveva notato, come punto comune con la sua scuola, il rapporto fra alunni e insegnanti, altrettanto aperto e collaborativo.

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