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Grande successo per “Il Teatro che vorrei” al Goldoni

Mercoledì 28 Giugno 2017 — 16:30

Uno spettacolo realizzato con le coreografie non solo di Mitzi Testi, ma anche di tutti gli altri collaboratori della scuola Laboratorio di danza e Movimento

“Il teatro che vorrei… vorrei fosse un luogo tutto per me, dalla mattina alla sera, con tante cose da vedere a da fare: dal pensare al trucco e alle acconciature, all’ansia prima di andare in scena, alla magia della prima, al buio in sala e al pubblico che corre a prendere i biglietti e i osti, a coloro che ci lavorano per permettere che uno spettacolo vada in scena. Ecco il teatro che vorrei: pieno di gente a tutti gli spettacoli, perché il teatro è cultura”. E’ con queste parole che la direttrice artistica del Laboratorio di danza e Movimento ha concepito lo spettacolo, andato in scena al Teatro Goldoni, con il titolo “Il Teatro che vorrei”. Uno spettacolo realizzato con le coreografie non solo di Mitzi Testi, ma anche di tutti gli altri collaboratori della scuola: dalle storiche Sara Pagnutti e Cecilia Testi, alle giovani promesse Giuli Diana e Giulia Bendinelli e Elisa De Luca, fino a Virginia Di Maggio e Federico Raffaelli e Marco Contreras Mateluna – ognuno con il suo stile, dalla classica alla contemporanea, dall’hip hop alla modern jazz ha condotto gli spettatori nel mondo del teatro, burlandosi di un pubblico frettoloso e, spesso disinteressato, oppure immedesimandosi nell’emozione della prova costumi e luci e della prima, magari ripensando al primo tutù indossato da bambine e alla gioia degli applausi ricevuti, nonostante gli errori o i traumi riportati durante le prove. L’ironia e il divertimento sono stati i leitmotiv dello spettacolo, un gioiso stare insieme di grandi e piccini, di maestri e allievi, di musiche importanti e famose e piccoli brani mai sentiti, ma gli spunti di riflessione non sono mancati:  la danza come ponte fra i popoli che danzano su musiche immortali come quelle di Ravel, Beethoven o Saint Saens o Tchaikowskj o la danza per rendersi conto che la felicità dei propri figli possa passare attraverso l’espressione artistica e vada, per questo accudita e coltivata o, infine, la danza come riflessione sulle divisioni politiche dei Montecchi e Capuleti, così attuale nel mondo di oggi, esattamente come ai tempi di Shakespeare.

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