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A tu per tu con Edoardo Ripoli: “Noi attori non andiamo mai in pensione”

Mercoledì 17 Gennaio 2018 — 15:58

Intervista a Edoardo Ripoli, nome garanzia di professionalità teatrale, 35 anni di carriera artistica, appena festeggiati

di Lucrezia Del Re

Ben 35 anni di carriera artistica, appena festeggiati, tante soddisfazioni raccolte, nomi importanti con cui ha lavorato, più in giro per l’Italia che in città – ma si sa, nemo profeta in patria! – e tuttavia un legame fortissimo con Livorno, non solo perché ci abita, ma anche perché in città è comunque conosciutissimo vuoi perché docente in numerose scuole secondarie, vuoi per un padre culturalmente ingombrante, vuoi per due figli dalle spiccate capacità intellettuali e sempre impegnati anche nello sport. Lui è Edoardo Ripoli, nome garanzia di professionalità teatrale che, grazie ad Enzina Conte, iniziò il suo percorso artistico nel 1982. Ripoli si è concesso in esclusiva a Quilivorno.it per un excursus sulla sua carriera artistica alle soglie della pensione.

Come si sente oggi Edoardo Ripoli?
“Ovviamente sono una persona ed un artista più ricco, grazie a tutte le persone che ho incontrato , grazie a coloro che mi hanno cambiato prospettiva di vita e artistica e che ricordo con tanto affetto, dopo Enzina Conte, Pippo Franco, Franco Franchi, Paolo Stoppa, ma anche Augusto Daollio dei Nomadi e Pierangelo Bertoli. Tutti artisti che io considero i miei maestri ,tuttavia mi sento anche un po’ sempre “un eterno incompiuto” perché avrei voluto maggiori chance nel mondo del cinema”.

Scorrendo il tuo curriculum si può dire che tu abbia toccato tutti i settori: hai fatto televisione, fiction di successo come Carabinieri 5, cinema diretto da Alberto Lattuada, da Emanuele Barresi, dai fratelli Taviani e teatro: ma dove ti senti più a tuo agio?
“Io sono nato in teatro e resto uomo di teatro. Per questo, aldilà di aver voluto e potuto sperimentare parecchio, sono rimasto tale e per questo racconto sempre volentieri del mio gruppo di cabaret “La ruota di scorta”, mio perché creato da me, mio perché tutti i componenti del gruppo li ho sempre considerati dei grandi artisti che avrei voluto fossero maggiormente valorizzati, mio perché, con loro, che erano e sono rimasti amici nel corso di una vita intera, ho accarezzato il mio sogno di sfondare nel cabaret ma non da solo”.

Un terzo figlio, dopo Iacopo e Matteo, di cui parli sempre con grande orgoglio.
“Beh, come potrebbe esser diverso: Iacopo , 24 anni già laureato in matematica, sulle orme del nonno e Matteo, al secondo anno di ingegneria aerospaziale, in pari con gli esami, ragazzi seri, curiosi, appassionati del sapere, dediti allo studio – che può desiderare di più per un padre?”

Oltre ai tuoi figli naturali si può dire che hai cresciuto anche giovani generazioni di attori.
“Vero, del resto avendo insegnato per un decennio recitazione posso dire di aver potuto formare tanti giovani, come Carlo Zanotti o altri che adesso sono diventati professionisti, per i quali nutro ammirazione e continuo a fare il tifo”.

Ma un attore va in pensione?
“Da un punto di vista artistico direi mai, infatti lo scorso dicembre mi sono cimentato con Shakespeare per la prima volta in La Dodicesima Notte ed è stata una enorme soddisfazione oltre che fatica, anche per il cast con cui ho potuto lavorare”.

Quindi il futuro cosa vorresti che ti riservasse?
“Effettivamente non disdegnerei una parte importante in un lavoro cinematografico, ma, nell’ attesa, sto lavorando come consulente per un teatro, su cui però mantengo del riserbo professionale”.

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