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Alberto sul trono dei maghi più bravi del mondo. E’ suo “L’Oracolo d’Oro”

Giovedì 4 Ottobre 2018 — 19:28

Per i suoi numeri trae ispirazione dall'architettura e dai film. Con il suo spettacolo di illusionismo "Essence" si è aggiudicato i favori del pubblico e della giuria ad uno dei concorsi di magia più ambiti del pianeta

di Giacomo Niccolini

Chi lo avrebbe detto che da quell’ufficio di commercialista del padre, dove ha lavorato dopo la sua laurea in scienze politiche, sarebbe uscito un giorno uno dei migliori maghi del mondo? Alberto Giorgi, 50 anni, insieme alla moglie Laura Gemmi (nella foto tratta dalla pagina Facebook Va_Destino Mágico), è infatti appena salito sul gradino più alto della magia internazionale vincendo a Valladolid, in Spagna, l’ambito premio “L’Oracolo d’Oro”, riservato ai migliori maghi e illusionisti del pianeta accuratamente selezionati (clicca sul link in fondo all’articolo per vedere il video della sua esibizione vincente dal titolo “Essence”).
Una carriera iniziata negli anni ’90 insieme alla sua compagna, prima solamente artistica e professionale, e poi di vita, che lo ha portato a vincere numerosi premi ed a fondare un club di magia proprio qua a Livorno in via Piombanti dove, da ormai 25 anni, si aprono i battenti della “Corte dei Miracoli”. Una vita dura quella dei maghi prima dell’avvento bulimico di internet e youtube dove per trovare ispirazioni e vedere altri “colleghi” in azione si doveva fare il giro del mondo o carpire segreti tramite i programmi Tv a tarda notte oppure nelle piazze o nei teatri cittadini.
“Prima era tutto più difficile, ma anche forse più originale – spiega Giorgi a Quilivorno.it – Non c’era la diffusione di immagini e video come c’è adesso. Mi ricordo che aspettavo a gloria un programma di magia che andava in onda alle 23 in televisione e che si chiamava “Il Cappello” e dove potevo ammirare i maghi compiere i loro numeri. Anche per reperire il materiale per trucchi e per gli spettacoli mica era facile. Mi ricordo che da ragazzo andavo da Cocchini in via Marradi, un negozio di mesticheria e articoli per la casa, per raccogliere gli elementi utili per i miei trucchi. Adesso è tutto a portata di clic. Questo ha facilitato la diffusione ma ha inaridito un po’ la fantasia”.
E di fantasia Giorgi ne mette davvero molta. Ogni trucco o spettacolo è pensato e provato per anni.  “A volte un numero di illusionismo ce l’ho in testa per due o tre anni e poi viene sviluppato e messo in atto. All’inizio mi costruivo io gli strumenti scenici per i trucchi di magia, ora spesso li disegno e mi avvalgo di professionisti internazionali che li realizzano. Di recente mi sono rivolto a Las Vegas ad esempio”.
Da dove trae ispirazione un mago illusionista?
“Dalla vita di tutti i giorni e io, in particolare, dall’architettura o dai film che vedo. Il numero con cui ho vinto L’Oracolo d’Oro si intitola “Essence” ed è tratto dal film Profumo che mi ha colpito molto. Ho voluto ricercare un significato molto più profondo, andando alle ricerca delle radici dell’essenza umana”.
In quanti maghi eravate a contendervi il titolo?
“La serata finale, che si è svolta domenica 30 settembre, eravamo rimasti in 5 provenienti da tutto il mondo compreso il campione iridato in carica. Corea, Portogallo, Usa, Spagna e Italia. Erano queste le nazioni in ballo. Ma per arrivare alla finale la selezione è stata aspra e dura”.
E come si sviluppa la serata finale?
“Ci esibiamo davanti ad un pubblico, che spesso è formato da addetti ai lavori curiosi di “spiare” i colleghi, e davanti a una giuria tecnica. Alla fine chi raccoglie più voti e più consensi è il vincitore”.
Chi è il suo modello di riferimento o ispirazione?
“Si chiama Vito Lupo, vincitore del primo premio di magia generale nel campionato del mondo del 1979 a Bruxelles. E’ un mago italo-americano che ho ammirato e studiato, che ho avuto anche l’onore e il piacere di conoscere e con cui sono diventato amico. E’ lui che mi ha permesso di capire che al di là del gioco di prestigio, dello stupore, è più importante l’emozione che trasmette l’esibizione ed è quella che tocca poi in prima persona lo spettatore”.
Accanto a Lei poi Laura, sua moglie…
“Si è bello condividere con lei anche la vita professionale. Spesso ci confrontiamo e parliamo di quanto poi faremo sul palco. Abbiamo anche un bambino di 8 anni e cerchiamo di essere una coppia “normale” e non “magica” svestiti i panni di scena, anche se spesso non è facile perché lavoriamo molto all’estero”.
Avete, Lei e sua moglie, un nome d’arte?
“No, abbiamo preferito mantenere il nostro nome italiano perché, esibendoci molto fuori dai confini nazionali, abbiamo capito che il gusto e lo stile prettamente italiano piace molto. A partire dal nome. E per questo abbiamo deciso di mantenere i nostri veri nomi”.
Anche la ricerca dei costumi costruisce il vostro stile, la vostra cifra… E’ così?
“Esatto. Abbiamo un modo di vestirci molto retrò che oggi ha preso il nome di moda “Steampunk”. E’ un modo di abbinare il classico all’innovazione tecnologica e al progresso, mantenendo le caratteristiche stilistiche pregnanti di entrambi gli stili. E’ un gusto che incontra molti favori nel pubblico”.

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