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Basket. A Diana “l’oscar della panchina”

Martedì 13 Novembre 2018 — 17:48

Dopo Walter De Raffaele un altro livornese si aggiudica il Premio Reverberi, ambito riconoscimento come miglior allenatore della serie A della palla a spicchi italiana

di Giacomo Niccolini

Ancora una volta il Premio Reverberi, riconoscimento per il miglior allenatore di serie A di basket, parla livornese. La scorsa stagione fu infatti il tecnico labronico della Reyer Venezia, Walter De Raffaele, a ritirare l’ambito riconoscimento come miglior allenatore della massima serie della palla a spicchi tricolore. Quest’anno a fregiarsi del titolo come tecnico numero uno del panorama cestistico nazionale è un’altra eccellenza di casa nostra: Andrea Diana (nelle  foto in pagina fornite dalla società Basket Brescia Leonessa).
Ex cestista, cresciuto all’ombra del Basket Livorno, spalla di Sandro Dell’Agnello e di Luca Bechi, Diana è entrato nella storia del Basket Brescia Leonessa con la storica promozione che dalla LegaDue ha portato i biancoazzurri nell’olimpo cestistico italiano quando nel 2014/15, al suo primo anno da capo allenatore, compie subito l’impresa sportiva. La consacrazione arriva però grazie alla passata stagione grazie alla quale ottiene il Premio Reverberi consegnato nei giorni scorsi.
“Un premio molto prestigioso che mi inorgoglisce – commenta Diana contattato al telefono da Quilivorno.it – Lo stesso premio lo scorso anno lo vinse proprio il nostro concittadino Walter De Raffaele e questo mi rende ancor più fiero. Sono quindi due anni di seguito che riusciamo a portare avanti la tradizione cestistica livornese. E’ un bel modo di portare Livorno in Italia e di cui andiamo orgogliosi senza dubbio”.

LA GRINTA DI ANDREA DIANA DURANTE UN TIME OUT (foto di Basket Brescia Leonessa)

Lo scorso anno De Raffaele, quest’anno Diana. Che effetto fa incontrarsi ai massimi livelli ma lontani da casa? Peccato dover andar lontano per allenare il basket di vertice…
“E’ chiaro che nei confronti di Walter c’è tanta stima. E’ uno degli allenatori migliori che ci sono in Italia e non solo. Per quanto riguarda Livorno dispiace… dispiace perché la tradizione cestistica è molto forte. Basterebbe veramente poco per riaccendere un po’ di entusiasmo, ma soprattutto per riutilizzare quel palasport che è meraviglioso. Purtroppo senza una squadra di livello tutto è inutile. Avere una squadra in A o in A2 sarebbe sicuramente il modo per far tornare i livornesi a gustarsi un buon basket al palazzetto la domenica. Ci vorrebbe però un progetto serio che duri qualche anno”.
Tornando al Premio Reverberi… lo dedichi a qualcuno in particolare?
“Intanto è un premio che condivido con il mio club, con il mio staff tecnico fatto da grandi lavoratori a partire da Alessandro Magro e Massimiliano Giannoni, anche lui livornese e Matteo Cotelli. Siamo un gruppo di allenatori che vivono di passione per il basket e abbiamo creato un team di ottimo livello. Un premio da condividere sicuramente con la squadra, perché anche con i giocatori e con il team dello scorso anno si era creato un rapporto di grande rispetto reciproco ed è questo chiaramente uno dei fattori di questa stagione meravigliosa. Un grazie sicuramente anche alla società che ci è sempre vicino e che ci sostiene, tramsettendoci passione e voglia di fare. Ultimo ma non per ultimo il pubblico di Brescia che ci sostiene senza sosta in maniera pazzesca. Questi risultati li ottieni quando si va tutti nella stessa direzione creando un entusiasmo che si respira candidamente in città”.

IL TECNICO LIVORNESE ANDREA DIANA MENTRE FORNISCE I CONSIGLI TATTICI AI SUOI GIOCATORI IN PANCHINA (foto di Basket Brescia Leonessa)

Qualcun’altro in particolare da ringraziare?
“Senza ombra di dubbio dedico la vittoria del Premio a mia moglie Valentina perché essere la moglie di un allenatore non è certo facile perché i risultati poi ti condizionano anche nella vita familiare e nella quotidianità. A lei dedico questo riconoscimento perché se lo merita con tutto il cuore”.
Riesci a tornare spesso a Livorno?
“Non molto spesso purtroppo, il tempo per tornare a Livorno è poco anche se mi tengo aggiornato su tutto quello che accade nella mia città. Riesco a venire un po’ d’estate. Quando ho un po’ di tempo libero durante la stagione spesso raggiungo Ferrara, la città natale di mia moglie”.
Hai un modello di riferimento in panchina come allenatore? Un mito, un esempio che segui o a cui ti ispiri?
“Alla fine è bello essere anche se stessi come tecnici ma prendere qualcosa da tutti gli allenatori con cui hai convissuto insieme. A partire da Luca Bechi passando a Marco Sodini al Don Bosco il quale mi convinse ad intraprendere la carriera di tecnico, fino a Sandro Dell’Agnello con il quale sbarcai a Brescia, Alberto Martelossi a cui ho fatto da assistente a Livorno e poi i due senior assistant che sono i due allenatori con i quali ho avuto la fortuna di stare spalla a spalla per qualche anno e che mi hanno davvero dato tanto e che sono Gianfranco Benvenuti a Livorno e Mario De Sisti a Ferrara”.
Qual è la tua caratteristica principale come coach?
“Mi posso definire un allenatore che crede molto nell’etica del lavoro. E gli anni al Don Bosco me l’hanno trasmesso. E’ un percorso che infatti consiglio a tutti i giovani allenatori”.
Obiettivo per questo campionato?
“Beh diciamo che adesso c’è da iniziare a vincere qualche partita perché le stiamo perdendo tutte di un punto e questo demoralizza un pochino perché sei consapevole di poterle portare a casa tutte ma poi per un solo punto alla fine non è così. C’è grande voglia di inizare a vincere qualche partita in più. Ed è chiaro che come sogno personale c’è quello di poter vincere uno scudetto perché alla fine arrivi ad aver la fortuna di allenare in serie A e quindi la voglia di competere per il massimo non manca”.

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