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Straborgo, il Faro “racconta la sua storia” attraverso le visite aperte al pubblico

Domenica 5 Giugno 2022 — 07:53

Federico Gilli, presidente dell’Associazione Il mondo dei fari: "Costruito nel 1301 teoricamente questo sarebbe il fanale più antico di Italia se non fosse che è stato distrutto dai tedeschi e ricostruito nel 1956". In occasione dell'apertura all'interno della struttura sono state allestite due mostre

di Giulia Bellaveglia

Il Faro di Livorno, presente all’interno del cantiere Benetti, apre al pubblico in occasione di Straborgo. Una decisione di Fondazione Lem e Comune di Livorno resa possibile anche grazie al supporto dell’Associazione Il mondo dei fari che gestisce le visite. “Teoricamente questo sarebbe il fanale più antico di Italia, costruito nel 1301 – spiega Federico Gilli, presidente dell’Associazione – Se non fosse che nel ‘44 i tedeschi lo distrussero completamente e venne ricostruito soltanto nel ‘56. Passo dopo passo abbiamo ristrutturato sia l’esterno con i lavaggi delle mura, che l’interno, per mostrare come vivevano i faristi dentro la struttura. Gestiamo l’organizzazione degli ingressi grazie ad una bella collaborazione che abbiamo con la Marina Militare e, almeno nelle grandi occasioni, riusciamo a farlo vedere a circa 800 persone in un fine settimana. A queste si aggiungono le scuole con gli appuntamenti concordati”. All’interno, ci sono alcune chicche del passato. “Le camere di veglia erano le stanze dove i faristi facevano la guardia e la manutenzione dalle 8 alle 20. Si tratta di vere e proprie casine con letto e una piccola cucina che abbiamo voluto ricostruire con gli oggetti dell’epoca. Naturalmente oggi tutto è cambiato. Prima c’erano molti faristi per un faro, oggi, grazie all’automazione, c’è un solo farista per tanti fari”. In occasione di Straborgo, alcuni piani sono stati allestiti con due mostre: quella pittorica di Marc e Federico Sardelli dal titolo “Sardelli: un cognome, due storie, una passione” e quella fotografica di Paolo Bonciani, “Obiettivo sul faro”. “Una scelta che, specialmente nel caso di Bonciani, arricchisce la visita e mostra come era il fanale negli anni ‘50/’60, un qualcosa di magico. Metterli insieme poi, era un regalo che volevo far loro da tantissimi anni. Ce l’abbiamo fatta e abbiamo ottenuto un buon risultato. Assolutamente un’esperienza da ripetere”.

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