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“Il cosplay? Per me un’occasione di riscatto”

Lunedì 14 Maggio 2018 — 07:51

Aurora, 24enne appassionata di anime, manga e cosplay, ha mosso i primi passi alla scoperta di questo mondo peculiare nel 2009

di Jessica Bueno

Cercando su internet, la prima definizione che si trova del termine ‘cosplay‘ è la seguente: “Passatempo consistente nel travestirsi da personaggi di videogiochi, fumetti, cartoni animati, film o letteratura fantasy, per ritrovarsi in occasioni pubbliche come raduni, convegni, festival, oppure semplicemente con altri appassionati”. In occasione dell’ultima edizione del Labronicon Factory (clicca sul link in fondo all’articolo per consultare la fotogallery a cura di Simone Lanari), svoltasi sabato 12 e domenica 13 maggio nell’imponente cornice della Fortezza Vecchia, abbiamo cercato di approfondire meglio l’argomento in questione attraverso le parole di Aurora Masi.

Aurora, 24enne appassionata di anime, manga e cosplay, ha mosso i primi passi alla scoperta di questo mondo peculiare nel 2009. Un interesse che nel corso del tempo ha cominciato a diventare vera e propria passione, un’occasione di socializzazione, divertimento e voglia di migliorare e migliorarsi. E, non per ultimo, un’occasione di riscatto. Aurora, nonostante la mancanza dalla nascita della mano sinistra, ha sempre cercato di creare autonomamente i suoi costumi e i suoi accessori, cercando di essere uno stimolo ed un esempio. “Col tempo ho imparato a convivere con la mia problematica – dice Aurora – Cercando di trasformarla in una fonte d’ispirazione per le persone che hanno difficoltà fisiche come la mia, se non peggiori. Al posto di limitarmi, ho sempre cercato di superare barriere fisiche e mentali”.

Cos’è per te il cosplay?
“La definirei un’arte. Un’arte che porta una persona a vestire i panni di un personaggio di fantasia. Sembra banale, ma richiede impegno ed una grande capacità di immedesimazione. Non è importante essere assi nel cucito o fenomeni nella costruzione degli accessori: quello che è fondamentale, invece, è divertirsi e far divertire le persone”.

Cosa ti spinge a fare cosplay?
“Fin da piccola ho sempre amato cartoni animati e videogiochi. Mi capitava spesso di viaggiare con la fantasia e chiedermi: ‘come mi sentirei se fossi questo personaggio?’. Il cosplay mi permette di rispondere a queste domande, di diventare un’altra persona per un giorno. Il fatto che si tratti di un desiderio alquanto fanciullesco non deve necessariamente essere associato a qualcosa negativo. Richiede una grande forza di volontà ed una massiccia dose di impegno creare i costumi nel modo più verosimile possibile”.

Costa molto in termini di tempo e denaro?
“Dipende da molti fattori. Se il vestito è complesso, ricco di dettagli e con accessori particolari, la sua realizzazione richiede costi ingenti, sia in termini temporali che di denaro. Essendo solamente un hobby preferisco cercare di risparmiare il più possibile, utilizzando basi semplici per poi modificarle a mano a mano oppure riutilizzando materiali trovati in casa. Per quanto riguarda il tempo, è importante organizzarsi e dividere il lavoro in fasi. Molti dei miei cosplay hanno richiesto un mese di lavoro, dedicandoci un numero diverso di ore in base alla mia tabella giornaliera di impegni”.

Qual è il lavoro più complicato che hai portato a termine?
“Direi l’ultimo cosplay che ho creato. Il nome del personaggio è Himiko Toga, dall’anime “My Hero Academia”. Il costume di base è molto semplice, essendo una divisa scolastica, ma dal punto di vista degli accessori è estremamente complesso e ha richiesto molto impegno”.

Come mai, secondo te, le persone non riescono a comprendere a pieno questa passione?
“Molte persone associano il travestimento ad una cosa prettamente da bambini o magari per persone strambe. Viene vista come una perdita di tempo. Mi è successo spesso di parlare con persone non molto informate sulla tematica: quando spiegavo loro del cosplay e di tutto ciò che lo riguardava molte rimanevano incuriosite ed affascinate, ma alla domanda ‘perché non provi anche tu?’ rispondevano sempre ‘mi vergogno’ oppure ‘non ho l’età per queste cose’. E’ un mondo aperto a tutte le fasce d’età, tutti possono divertirsi: basta cercare il personaggio adatto, oppure inventarselo di sana pianta, come fanno molte persone. Non è mai troppo tardi per sentirsi principesse o eroi per un giorno”.

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