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Pugni, colpi di martello e tibia rotta alla convivente. Medico di base finisce nei guai

Giovedì 26 Luglio 2018 — 12:39

Tanti gli atteggiamenti violenti portati alla luce dalle indagini della squadra mobile di Livorno diretta da Salvatore Blasco. Protagonista un dottore livornese di 62 anni

La squadra mobile di Livorno ha dato esecuzione alla misura cautelare “del divieto di avvicinamento alla persona offesa”, a seguito di indagini coordinate dalla procura della Repubblica, emessa dal Gip del tribunale di Livorno Sacquegna. La richiesta era stata inoltrata dal pm titolare dell’indagine, a carico di un medico di base livornese di 62 anni (né il nome né le iniziali sono state fornite dalla questura) e accolta di buon grado dal giudice a fronte delle risultanze investigative emerse.
Dall’inchiesta portata avanti dagli uomini della Mobile diretta da Salvatore Blasco (nella foto), è emerso che sin dall’inizio della convivenza tra l’indagato e la donna, iniziata nel 2013, i rapporti sono stati burrascosi e le discussioni tra i due, nel tempo, sono diventate progressivamente sempre più violente, sino ad arrivare ad episodi di aggressioni fisiche, alcune delle quali refertate con prognosi di diversi giorni in ospedale.
Durante una settimana bianca, per esempio, mentre stavano sciando, a causa di una discussione, l’uomo le si scagliò contro a testa bassa con il casco ancora indosso e la fece cadere all’indietro procurandole la frattura della tibia.
In un’altra occasione la colpì con un pezzo di ferro ed un martello alle gambe e ad una mano. Durante un viaggio in auto iniziarono una discussione per motivi legati al rapporto con la ex moglie e, durante la lite, l’uomo la colpì con un pugno al naso.
Ma non finisce qui. La donna è stata aggredita prima verbalmente e poi fisicamente dal convivente che, a seguito di un ennesimo diverbio, la prese per il collo e la scaraventò a terra.
Alcuni di questi episodi, per i quali la donna è ricorsa alle cure del pronto soccorso, sono stati denunciati come conseguenze delle violenze dell’uomo laddove in altre occasioni, invece, la donna non ha chiesto aiuto per timore di sue ritorsioni.
La donna inoltre, si rese conto di essere “monitorata”, scoprendo, tramite l’analisi di un esperto informatico, che il suo smartphone era configurato affinché il convivente (tramite l’inequivocabile utilizzo del proprio indirizzo di posta elettronica) ne avesse accesso illimitato e, pertanto, la controllava nei dialoghi/chat con i propri contatti privati e nella “galleria” immagini e video del telefono oltre che negli spostamenti.
Le approfondite indagini portate avanti dalla squadra mobile labronica hanno evidenziato finalmente questi comportamenti violenti e le lesioni riportate dalla donna oltre che le varie problematiche create dal medico di base con gli amici o i parenti della convivente che si intromettevano nel loro rapporto.

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