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Tommaso, a 27 anni è il nuovo Ct della nazionale svedese di fioretto

Venerdì 6 Settembre 2019 — 12:43

"Sono venuto a Stoccolma perché qui c'è da coltivare un terreno vergine e provare a compiere un'impresa. Mi piacciono le sfide e mi manca Livorno. Intanto ho esportato il mito delle infradito"

di Giacomo Niccolini

A 21 anni è diventato il maestro di scherma più giovane di tutta Italia. Un primato che tutt’oggi risulta imbattuto. Per sua definizione nella sua carriera non è certo stato “un grande atleta” ma per nostra conoscenza, e per meriti indiscussi sul campo, un grande talento a fondo pedana. Tommaso Marchi, 27 anni, livornese from Ardenza (“Ardenza terra, per la precisione piazza San Simone, davanti alla chiesa. Lì sono cresciuto e lì è il mio cuore”, specifica lui) è dal 1° settembre il Ct della nazionale svedese di fioretto femminile. Un traguardo niente male per chi a soli 25 anni, armi (in tutti i sensi) e bagagli (tanti, visto che d’inverno dalle sue parti fa freddo davvero), è venuto a patti con la vita dando un “botta e risposta” alle porte chiuse in faccia e affondando in bersaglio valido tutta la sua voglia di emergere. Così ad agosto 2017 Stoccolma lo ha abbracciato, ha accolto il figlio del salmastro arrivato in infradito nella terra delle renne. Lui, sbozzolato in via Allende da Beppe Pierucci e Brando Messinese (il primo ha tatuato Fides sul cuore in punta di fioretto, l’altro adesso insegna scherma oltreoceano), che lo hanno allevato a pane e “in guardia”. Una passione innata che lo ha contraddistinto fin dall’età di sei anni quando ha iniziato a bazzicare quei luoghi fatti di gomma che stride sul parquet, di cocciar di lame e di puzza di cuoio e pelle sudata negli spogliatoi.
Una vita piena, un calendario fitto, una giornata full dalla mattina alla sera. Perché oltre ad essere il commissario tecnico delle senior ha anche da curare il settore giovanile. “Ho accettato questa sfida dopo una bellissima parentesi a Firenze nel Circolo Roberto Raggetti. Una parentesi durata cinque anni, dal 2012 al 2017 – spiega Marchi a QuiLivorno.it – e all’interno della quale ho conquistato trofei e soddisfazioni come i tre titoli italiani under 14 e il primato nella classifica per società nel Gpg contro corazzate come il circolo Fides o Frascati. Poi alcune divergenze programmatiche mi hanno portato a guardare oltre e ad accettare nuove sfide”.
E la nuova sfida è stata la Svezia, terra fredda e lontana dove però l’umiltà mista all’ambizione di Tommy hanno fatto il resto. “Qui la tradizione schermistica di spada è molto forte. Ma nel fioretto… siamo ancora indietro – spiega Marchi – Ed è proprio questo che mi ha affascinato. Coltivare un terreno fertile, iniziare un cammino che potesse essere unico. Essere fautore di una rinascita sportiva che manca da decenni. Ecco i motivi che mi hanno spinto a rinunciare al mare e alla mia Livorno”.
Già. Perché poi c’è Livorno. Quella città che maledettamente ti si attacca al cuore e, come la marea, ti richiama immancabilmente allo scoglio. “Questo agosto sono tornato per quasi un mese a casa, dalla mia famiglia e dai miei amici- racconta il maestro di scherma – Così come faccio per Natale. Livorno, inutile dirlo, mi manca. Ma la cosa bella è che vedo che sono riuscito ad esportare un po’ di livornesità qui a Stoccolma tra i miei atleti. Come? Ad esempio con l’uso dell’infradito. D’estate adesso, dopo gli allenamenti, ho notato un proliferare delle ciabatte tanto care a noi labronici anche nella mia palestra. Perché Livorno è un modo di essere più che un oggetto o una cosa. Anche se mi piacerebbe poter esportare il 5&5. Pensate che qui mangiano la pizza con l’ananas, non vi dico altro”.
Nel mirino di Marchi adesso molti impegni internazionali che sbocceranno tra febbraio e aprile 2020 come i campionati Europei Giovanili, i Mondiali Under 20 di Salt Lake City e gli Europei Assoluti di giugno a Minsk. “Avremo anche, a Madrid ad aprile, la possibilità di provare a piazzare una nostra atleta alle Olimpiadi di Tokyo con una gara riservata alle federazioni outsider come la nostra. Parteciperemo sicuramente e cercheremo di essere più noiosi possibili per le nostre avversarie”.
Da una parte un fioretto, dall’altra una valigia sempre in mano ma “è la mia droga – conclude Marchi – la mia adrenalina, quello che fa muovere tutto. Senza, non saprei proprio stare”.

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