Zona Rossa e Daspo urbano in piazza Garibaldi e piazza della Repubblica
Il prefetto Dionisi: "Il Daspo urbano consente di interdire l’accesso o la permanenza in determinate aree a soggetti pericolosi, recidivi o molesti, che con il loro comportamento minano la sicurezza, anche percepita, dei cittadini. Per chi lo viola arresto fino a un anno e un’ammenda di migliaia di euro. Non sono provvedimenti simbolici. Al tempo stesso siamo al lavoro anche per interventi mirati di tipo sociale"
“Stiamo cinturando le aree della città più esposte a fenomeni di microcriminalità e degrado e lo stiamo facendo con strumenti concreti e immediatamente operativi”. Lo ha dichiarato il Prefetto di Livorno Giancarlo Dionisi annunciando, si legge in un comunicato stampa del 22 agosto, l’imminente attuazione di un piano straordinario per il rafforzamento della sicurezza urbana in alcune zone critiche della città, in particolare piazza Garibaldi e piazza della Repubblica. Il concetto di “zona rossa”, ha spiegato Dionisi, significa delimitare aree ad alta priorità e sottoporle a controlli dinamici e intensificati con il coinvolgimento coordinato di tutte le forze di polizia. In queste aree sarà pienamente attivato il Daspo urbano, uno strumento di prevenzione efficace che consente di interdire l’accesso o la permanenza a soggetti pericolosi, recidivi o molesti, che con il loro comportamento minano la sicurezza anche percepita dei cittadini. “Chi viola il Daspo urbano – ha ricordato Dionisi – commette un reato: è prevista la pena dell’arresto fino a un anno e un’ammenda di migliaia di euro. Non sono provvedimenti simbolici: sono misure reali di contrasto alla criminalità diffusa”. Contestualmente, la Prefettura è al lavoro per definire con il Comune un protocollo operativo integrato che affianchi alla repressione anche interventi mirati di tipo sociale. Saranno coinvolti la Asl, le organizzazioni del volontariato e la Caritas per intervenire anche a favore di quelle persone che non delinquono, ma che vivono in condizioni di grave disagio economico, sanitario o relazionale. “Il presidio del territorio deve essere fermo, visibile, concreto ma al tempo stesso capace di distinguere tra chi va allontanato e chi invece può e deve essere aiutato”.
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