Calendario Culturale Estate 2025 in Pinacoteca. Nuova puntata straordinaria di Akanthos
Ecco la nuova Puntata straordinaria di ÀKANTHOS. Calendario Culturale Estate 2025 in Pinacoteca promosso dal Comune di Collesalvetti ideato e curato da Francesca Cagianelli con Stefano Andres e Emanuele Bardazzi
Ecco la nuova Puntata straordinaria di ÀKANTHOS. Calendario Culturale Estate 2025 in Pinacoteca promosso dal Comune di Collesalvetti ideato e curato da Francesca Cagianelli con Stefano Andres e Emanuele Bardazzi. 5° Puntata straordinaria. Conferenza di Stefano Andres, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l’Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza
La melodia del dolore: Aleardo Kutufà e l’ultimo romanzo decadente della letteratura italiana
APERTURA STRAORDINARIA
Sabato 13 settembre 2025, ore 17.00
AUDITORIUM DELLA PINACOTECA COMUNALE CARLO SERVOLINI
Complesso di Villa Carmignani, Collesalvetti, via Garibaldi, 79 / località Poggio Pallone
INGRESSO GRATUITO (su registrazione)
In occasione del 140° di Gino Mazzanti
INFO
www.comune.collesalvetti.li.it
Prenotazioni: 392 6025703
Con la riapertura della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini a partire da giovedì 28 agosto 2025, data destinata a visite guidate gratuite su prenotazione, curate da Francesca Cagianelli, sarà varata anche la proroga del Calendario Culturale Estate 2025, dal titolo ÀKANTHOS, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli con Stefano Andres e Emanuele Bardazzi, nel 140° di Gino Mazzanti: fortemente voluto come diorama di novità nazionali e internazionali, destinato a impreziosire indelebilmente una stagione livornese finora troppo univocamente inquadrata in rapporto a raggruppamenti, tensioni e nostalgie municipalistiche, tale Calendario si configura come una vera e propria fucina di curiosità e futuribili linee-guida per un ripensamento radicale della storia dell’arte del nostro Novecento.
Sabato 13 settembre 2025, ore 17.00, in occasione dell’apertura straordinaria della mostra, si svolgerà infatti la 5° Puntata straordinaria del Calendario, curata da Stefano Andres, dottore di ricerca in Storia del diritto presso l’Università di Milano, Facoltà di Giurisprudenza: si tratta dell’inedita e suggestiva conferenza dal titolo “La melodia del dolore: Aleardo Kutufà e l’ultimo romanzo decadente della letteratura italiana”.
Concepito dal giovane Kutufà nel 1911 e iniziato nel marzo del 1912, La melodia del dolore è un romanzo decadente di tipo psicologico, nel quale l’alternarsi delle vicende cede il posto a un’analisi introspettiva del protagonista. Nella narrazione prevale l’elemento autobiografico, tanto che l’autore trasfonde nei due personaggi principali il rapporto di intensa e spirituale amicizia che durante l’adolescenza aveva instaurato con Ettore Serra (in seguito noto come scopritore ed editore di Ungaretti).
Già nel 1913 la stampa dell’opera sembrava ormai imminente con il titolo: A sera, ma l’interruzione della frequentazione con Serra dovuta alla sua dipartita da Livorno fece venir meno in Aleardo ogni impulso verso la conclusione dell’impresa letteraria, come se l’imprinting definitivo dell’amico che tanta parte aveva svolto durante la stesura, ne impedisse la pubblicazione. Il manoscritto ebbe comunque una certa circolazione, tanto da ricevere l’apprezzamento di Gabriele d’Annunzio, e lo scrittore stesso ne recitò qualche passo durante le sue celeberrime performances oratorie.
Solo nel 1953 Kutufà si persuaderà a pubblicarlo – probabilmente con qualche modifica – con il titolo La melodia del dolore (“A sera” di Alfredo Catalani) presso l’editore Gastaldi di Milano, dopo la morte dell’amatissima madre e la definitiva interruzione dei rapporti con Serra, le due persone che più avevano condiviso le fasi di tale progetto editoriale.
Evidenti appaiono le tangenze con l’opera Wally di Alfredo Catalani, in particolare nel titolo e nel preludio del terzo atto, il cui contenuto e la cui melodia sostanziano lo stato d’animo del personaggio principale. La trama, ambientata a Lucca e nei suoi dintorni, si svolge nello spazio di pochi mesi, da marzo a ottobre, in una data imprecisata, ma evidentemente in un’epoca contemporanea alla sua stesura. L’autore è riconoscibile, per sua stessa ammissione, nel protagonista Ippolito Ariani: benestante aristocratico lucchese, inquieto, pessimista, solitario, malinconico, malaticcio, è dotato di una fervida sensibilità, che da un lato si estrinseca in un amore profondo verso la Natura, e dall’altro nella passione per l’arte, la speculazione e la cultura. Paolo Crisolora, barone di San Gimignano (alter ego di Ettore Serra), unico amico e principale frequentazione di Ippolito, è inizialmente presentato come sensuale ed epicureo: affascinato da Oscar Wilde e dal superomismo nietzschiano nella sua declinazione dionisiaca, vitalistica, distante dalla morale comune, si oppone al protagonista sia fisicamente, sia caratterialmente. Entrambi si innamorano di Maria, giovane aristocratica dai tratti fisici marcatamente preraffaelliti; colta, amante della musica e dell’arte, dolce, timida e composta ma al contempo vitale e solare. Gli eventi divideranno gli amici, ma il dolore li riunirà, anche nel percorso spirituale e nel consapevole ritorno a un cattolicesimo tradizionalista, individuato come l’unico argine efficace dinanzi alla sofferenza e alla vanità che pervadono il mondo fenomenico.
Nel romanzo confluiscono la personalità, la cultura, le letture e le esperienze biografiche e intellettuali dell’autore. Tra le fonti spiccano, oltre a una consistente selezione di romanzieri d’oltralpe (Huysmans, Lorrain, Barrès, Rodenbach) alcuni celeberrimi romanzi dannunziani (Trionfo della Morte, Le Vergini delle Rocce, Il piacere), certe opere di Ettore Serra e le teorie estetiche di Angelo Conti che peraltro pervadono l’intera produzione di Kutufà.
La melodia del dolore deve ascriversi tra gli ultimi romanzi decadenti, destinati all’oblio in quanto profondamente stridenti con un’epoca storica in cui i gusti letterari erano ormai radicalmente cambiati e marginalizzati in un’Italia dove ormai imperversava il Neorealismo. A oltre un secolo dall’ideazione, si auspica che i tempi siano ormai maturi per una sua riscoperta e valorizzazione, soprattutto in omaggio allo spazio riservato all’inconscio del protagonista e ai suoi processi interiori, l’analisi dell’inquietudine esistenziale, l’angoscia e le nevrosi che attanagliano la sua spiccata sensibilità, lo svisceramento di temi tragici: la sofferenza, la malinconia, la morte, la nostalgia e l’individuazione dei possibili antidoti.
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