“Proviamo tutti ad essere più umani”
La riflessione del sindaco sull'episodio di venerdì quando un uomo è entrato in Comune con un coltello danneggiando atrio e sala giunta: "Agire con disponibilità e dialogo, anche quando questa disponibilità porta a correre dei rischi e a momenti pericolosi. Io mi sono messo a disposizione per svolgere questo ruolo. Lo sparuto gruppo di arruffapopoli farà i conti con la propria coscienza"
di Luca Salvetti (che ringraziamo)
Attimi di paura e preoccupazione, momenti di tensione, e poi le scelte di buon senso per riportare tutto alla normalità. C’è questo nell’episodio che ha visto un livornese disperato e arrabbiato con la vita fare irruzione in Comune, danneggiare atrio e sala giunta e minacciare di farsi del male con un coltello. Un fatto grave che è lo specchio di un disagio che il nostro Paese stenta a contenere, la solitudine, la mancanza di prospettive, le difficoltà psicologiche di chi chiede di essere aiutato. E’ vero di fronte a questo quadro dove enti ed istituzioni sembrano sempre più lontani, quasi irraggiungibili, che il Comune diventa il luogo dove gridare, portare la propria difficoltà e le complicazioni della propria esistenza. Un Sindaco lo sa, un amministratore ne deve essere cosciente, io mi sono messo a disposizione per svolgere questo ruolo e provare a sostenere tutte le fragilità, insieme alla mia giunta, insieme a tutti quelli che lavorano nella “casa comune”. Ha detto bene Andrea Raspanti c’è uno Stato che da meno garanzie di prima e tutti i Comuni diventano il riferimento unico in un mare magnum di istanze e richieste. Tutto questo noi siamo convinti di affrontarlo con la disponibilità e il dialogo, anche quando questa disponibilità porta a correre dei rischi e a momenti pericolosi. L’episodio di venerdì si è chiuso evitando il peggio e la vita di quella persona continuerà con l’aiuto dei servizi sociali e l’impegno di coloro che vogliono sostenere chi è vulnerabile. Le forze di polizia, che ringrazio per l’impegno e l’umanità dimostrata, attiveranno l’iter naturale con i provvedimenti del caso necessari e obbligatori. A me e a chi ha vissuto quei momenti rimarrà l’angoscia di trovarsi di fronte ad un mondo e ad un sistema che tende ad abbandonare chiunque al proprio destino, ma anche l’orgoglio di rappresentare una realtà che ha ancora il coraggio e la forza di prendere in carico debolezze e smarrimenti, di farlo dimostrandosi umani. Per chi osserva a distanza e automaticamente viene preso dalla voglia di analizzare e dire la sua, magari sui social dove una frase di commento non si nega a niente e nessuno, mi sento di fare una richiesta di unirsi ad un atteggiamento che deve essere comune, ovvero quello di farsi delle domande precise. Chi è quella persona? Quale condizione può portarla a fare un atto del genere? Può essere che viva in una condizione mentale fragile, che abbia dei problemi comportamentali, economici o psicologici? Proviamo a rispondere a tutto questo lasciando da parte la men che minima voglia di strumentalizzare, provando tutti ad “essere più umani”, cercando, come ho detto altre volte, di andare oltre la prima impressione, comprendendo eventuali fragilità, immedesimandosi in qualcuno che può non star bene. La stragrande maggioranza dei livornesi ha la forza di essere sensibile e di gran cuore, mentre per lo sparuto gruppo di arruffapopoli che hanno provato a palesarsi o si paleseranno in futuro c’è e ci sarà solo da fare i conti con la propria coscienza e con la colpevole superficialità.
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