Nuova mostra “cosmica” per il poliedrico Dario Ballantini nella sua Livorno
Venerdì 12 dicembre 2025 alle ore 18 è previsto un nuovo attesissimo appuntamento espositivo per l'artista tutto tondo e a tutto campo Dario Ballantini, che ha scelto la sua cara amata Livorno come sede di una mostra personale dal titolo molto intrigante “Il cosmo esistenziale”
Venerdì 12 dicembre 2025 alle ore 18 è previsto un nuovo attesissimo appuntamento espositivo per l’artista tutto tondo e a tutto campo Dario Ballantini, che ha scelto la sua cara amata Livorno come sede di una mostra personale dal titolo molto intrigante “Il cosmo esistenziale”. L’allestimento, all’interno di un nuovo spazio della rinomata Galleria Fidanda denominato Studio 74 (in via Leonardo Cambini 30) è visitabile in loco fino al 17 gennaio 2026. Una chiusura di anno in grande bellezza, perché si traduce in una conferma davvero significativa per questa persona/personaggio speciale, sempre legato alle sue origini e alla sua città, che da sempre lo apprezza con sincera autentica ammirazione. Questa mostra funge così da ulteriore potente collante e da filo conduttore di accostamento sinergico, con tutto ciò che Livorno gli ha offerto come artista e come uomo, sia nella dimensione professionale sia in quella umana, che si fondono assieme in un perfetto intreccio alchemico di armoniosa interconnessione e diventano un tutt’uno bilanciato e dosato ad hoc. Nell’esprimere la sua profusa stima e considerazione positiva verso l’operato creativo di Ballantini, la dottoressa Elena Gollini ha sottolineato: “Seguo con appassionata attenzione l’evoluzione pittorica di Dario Ballantini, che reputo una punta di diamante preziosa e pregevole all’interno del panorama artistico attuale e della visione di ricerca e sperimentazione contemporanea, sempre in continua evoluzione trasformativa e in continuo divenire progressivo, ma purtroppo spesso anche regressivo e penalizzante. Ciò che mi colpisce di Dario è la sua radicata e consolidata coerenza e consapevolezza, solida e inossidabile, anche davanti a certe modalità di cambiamento fuorvianti e pregiudizievoli verso la prospettiva e la proiezione artistico-culturale in generale. Mi colpisce il suo restare sempre e comunque fedele a se stesso con una convinzione di base e una motivazione a monte, che derivano da una formazione acquisita con massima dedizione e devozione verso la grande arte universale, che rispetta e verso la quale è grato e riconoscente per ciò che ha trasferito e perpetrato fino ai giorni nostri. Da questa sua ammirevole e lodevole fermezza di pensiero e azione, scaturisce l’assoluta e indiscussa autorevolezza della sua coinvolgente e pregnante vocazione all’arte e alla cultura, che si rende a tutti gli effetti una missione a livello sociale e comunitario. Infatti, Dario non concepisce il fare arte come opportunità e occasione autoreferenziale ed egoreferenziale, ma bensì piuttosto come possibilità di manifestare una volontà di condivisione di scambio, un intento di impegno utile e funzionale per la divulgazione e diffusione di messaggi e concetti messi a disposizione per l’intera collettività. Nella sua finalità sempre priva e scevra da ogni speculazione e mercificazione risiede il fulcro e l’essenza cardine di ciò che viene racchiuso dentro la sua variegata produzione, dove ogni opera serve come strumento di confronto reciproco con il fruitore, che diventa parte integrante attiva e compartecipe. Nell’aver raggiunto una capacità ideativa e progettuale e una perizia tecnica di notevole valenza formale e sostanziale, Dario con il suo caleidoscopico cosmo esistenziale che congiunge arte e vita, vuole dunque intercettare le percezioni e le sensazioni dell’osservatore e canalizzarle insieme alle sue, per far emergere una commissione emotiva ed emozionale ancora più vibrante e pulsante, all’insegna di un dialogo liberamente disinibito e di una forma di ravvedutezza incondizionata. Mi congratulo e mi complimento per questo nuovo importante traguardo, che come ha evidenziato lui stesso, è soltanto un punto di inizio e di partenza, che si rende preludio e non epilogo, guardando verso un orizzonte avvincente di futuro futuribile ancora da scoprire e da costruire, sempre cum grano salis”.
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