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Rimessa in libertà una giovane istrice sopravvissuta a un incendio

Venerdì 12 Aprile 2024 — 16:15

A ritrovarla è stato il proprietario del terreno in cui si trovava e dove avevano preso fuoco alcune sterpaglie lungo una strada provinciale. Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato, pesava poco più di 300 grammi e non presentava ustioni. A fine marzo è stata quindi rimessa in libertà in un luogo sicuro e gestito da una volontaria con la modalità del rilascio graduale. Il Cruma Lipu lo ha curato per nove mesi e poi liberato in natura

A fine marzo è stata rimessa in libertà una giovane istrice sopravvissuta a un incendio. È una storia di collaborazione e cura quella che ha permesso a questo animale, soccorso quando era appena nato, di superare i primi mesi di vita dopo un distacco traumatico dal suo ambiente naturale.

A ritrovarla, a fine luglio, è stato il proprietario del terreno in cui si trovava e dove avevano preso fuoco alcune sterpaglie lungo una strada provinciale. Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato, pesava poco più di 300 grammi e non presentava ustioni. Forse la madre si è allontanata per il fuoco e il cucciolo (femmina) è uscito dalla tana successivamente. Quando è stata soccorsa era infatti debilitata e con tutta probabilità non mangiava da qualche giorno. Una volta portata al Cruma è stata nutrita e sottoposta alle terapia necessarie per stabilizzare le sue precarie condizioni cliniche. Dopo il periodo di allattamento e svezzamento, cioè il passaggio dal latte al cibo solido, che dura 40/50 giorni, l’istrice ha continuato a crescere regolarmente e prima del rilascio aveva raggiunto i 9 kg. Per la vita delle istrici la sua età e il suo peso corrispondono all’ingresso nella fase adulta.

A fine marzo è stata quindi rimessa in libertà in un luogo sicuro e gestito da una volontaria con la modalità del rilascio graduale. In gergo si chiama “hacking”, ovvero un metodo di liberazione lenta che punta a dare all’animale maggiori possibilità di cavarsela una volta libero. La fase della liberazione infatti non è meno delicata né del primo soccorso e delle prime cure né della riabilitazione. L’animale viene portato in una voliera o in un recinto nel luogo del rilascio. Le interazioni con le persone vengono ridotte al minimo e per osservarne il comportamento si usano fototrappole con riprese e foto fatte senza disturbare l’animale. Quando il recinto viene aperto, l’animale, in questo caso l’istrice, decide quando esplorare l’ambiente circostante e uscire. Gli operatori forniscono cibo sia all’interno del recinto che all’esterno, in modo che possa essere stimolato a uscire ma anche a tornare dentro nel caso ricercasse cibo o un rifugio già conosciuto. Alcune volte gli animali escono e non ritornano, in altri casi fanno la spola tra fuori e dentro per periodi più o meno lunghi.

“Una grande difficoltà nel gestire fauna selvatica, – dichiara il responsabile del Cruma Nicola Maggi –  in particolar modo dei cuccioli di mammifero, è quella di evitare il condizionamento all’essere umano che ne precluderebbe la liberazione in natura, ma grazie alle tecniche che utilizziamo e soprattutto alla professionalità delle volontarie e dei volontari del nostro Centro, a cui va il ringraziamento di tutta la Lipu, riusciamo ad evitare questo problema anche in casi veramente complessi come questo”.

È opportuno ricordare che l’istrice, il più grande roditore della fauna italiana, è una specie protetta su cui vige il divieto di caccia.

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