Alla Pinacoteca “L’universo in una foglia: proclami e poetiche del Novecento toscano oltre lo Stile”
Si terrà giovedì 19 maggio alle 17 alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini (Collesalvetti, via Umberto I, n. 63), la 2° Puntata del Calendario Culturale Primavera/Estate 2022, L’universo in una foglia: proclami e poetiche del Novecento toscano oltre lo Stile
Si terrà giovedì 19 maggio alle 17 alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini (Collesalvetti, via Umberto I, n. 63), la 2° Puntata del Calendario Culturale Primavera/Estate 2022, L’universo in una foglia: proclami e poetiche del Novecento toscano oltre lo Stile, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli, in occasione della mostra “Alberto Caligiani: l’anima caravaggesca del Gruppo Novecentesco Toscano”, promossa dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Francesca Cagianelli, in collaborazione con gli eredi dell’artista: Marco, Stefano e Paolo Moschi, Carla Pii e Lucia Caligiani (Ingresso gratuito, fino al 14 luglio 2022, tutti i giovedì, ore 15.30-18.30 e su prenotazione per piccoli gruppi: 0586.980251/252 e 3926025703).
Programmaticamente intitolato al motto celeberrimo di Ottone Rosai, tra selvaggismo e misticismo, “Raggiungere il sogno sarà arrivare a dipingere l’universo in una foglia” (Ottone Rosai, L’essenziale, in “Il Frontespizio”, aprile 1937, pp. 287-288), il Calendario Primavera /Estate 2022 punta a focalizzare l’attenzione su nuove geografie toscane, laddove la centralità del dimenticato Caligiani si ricompone sotto i riflettori di una compagine artistica variegata quanto vastissima, posizionata tra l’internazionalità di Libero Andreotti e lo strapaese rosaiano, passando per la Pistoia più spiritualista, coordinata da Giovanni Costetti.
Sarà Claudia Massi, Responsabile scientifico della Gipsoteca Libero Andreotti di Pescia, a curare questo secondo appuntamento, con la conferenza dal titolo I monumenti ai caduti di Libero Andreotti: dalla Madre Italiana nella chiesa di Santa Croce a Firenze al gruppo della Vittoria per Sant’Ambrogio a Milano.
Per l’interiorità e la spiritualità di Libero Andreotti è difficile accettare che l’elemento figurativo sia ridotto a pura illustrazione di un evento bellico o di un avvenimento drammatico, come spesso richiede la committenza dei monumenti ai caduti. Per questo motivo l’artista ha dovuto lottare in quel periodo con certe prescrizioni suggerite dalle commissioni promotrici e talvolta anche con le idee degli architetti con cui si trovava a collaborare. Se si prende in considerazione la vicenda temporale di Andreotti, scultore di monumenti ai caduti, tali posizioni vengono ben in luce. La sua opera, in questo caso, è per forza legata ai problemi dei materiali, dell’architettura e del paesaggio, quale elemento di ambientazione.
Tuttavia nei primi monumenti non c’è un rapporto diretto con gli architetti ed è lo stesso Andreotti che sceglie autonomamente. Per i progetti più impegnativi, come quelli di Bolzano e di Milano, il ruolo degli architetti assume invece un’importanza determinante come viene ben evidenziato attraverso l’analisi del carteggio tra lo scultore, Marcello Piacentini, Giovanni Muzio e Gio Ponti.
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