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“Carlo Wostry gli stili del sacro” alla Pinacoteca Servolini

Mercoledì 31 Maggio 2023 — 16:45

Nell’80° dalla scomparsa la ricognizione del ruolo di Carlo Wostry nell’ambito della programmazione culturale della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, conferma l’innovativa propulsione scientifica messa in campo dall’Amministrazione colligiana

Nell’80° dalla scomparsa la ricognizione del ruolo di Carlo Wostry nell’ambito della programmazione culturale della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, conferma l’innovativa propulsione scientifica messa in campo dall’Amministrazione colligiana con l’obiettivo di ripercorrere le infinite direttrici culturali che collegano Carlo e Luigi Servolini con i protagonisti del Novecento toscano, italiano ed europeo, attestati nelle collezioni permanenti del museo comunale.

Formatosi dapprima all’Accademia di Belle Arti di Vienna, quindi all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, Carlo Wostry, recatosi successivamente a Barcellona, Budapest e quindi in Russia, incarna uno di quei campioni di cosmopolitismo artistico che segnarono indelebilmente il tracciato biografico dei due Servolini.

Se fin dagli esordi della sua carriera artistica, in occasione cioè della Via Crucis acquisita successivamente dalla chiesa gesuita di Santa Maria Maggiore di Trieste, Carlo Wostry affronta l’impegnativa scommessa del sacro, già saturo di convinzioni orientaliste, sarà in effetti il trasferimento a Parigi in data 1896 a segnare l’avvio di una stagione definitivamente internazionale.

Nel corso di una fruttuosa permanenza protrattasi per sette anni, l’artista si impose infatti tanto come firmatario di alcuni articoli per Le Figaro, quanto come illustratore di numerose pubblicazioni, senza mai eludere neppure in tali frangenti il fatidico incontro con la tematica del sacro, come testimonia, nel 1897, la realizzazione del dipinto Cristo e Maria Maddalena per la chiesa di San Rocco a Parigi.

Si intrecciano d’ora in avanti il breve soggiorno a Londra nel 1902, contrassegnato dalla fulminazione preraffaellita, con il trasferimento a Trouville-sur-Mer e Deauville, episodi questi ultimi coincidenti con una riflessione linguistica pienamente partecipe della temperie Belle Epoque.

Entusiasta irredentista, Wostry pubblicò una serie di stampe satiriche dal titolo I martiri della redenzione: Trieste austriaca sotto l’Italia, testimonianza di una sperimentazione grafica a tutto campo, il cui apice stilistico non si stenta a identificare nella serie acquafortistica denominata “La Caverna di San Canziano, Trieste”, fiore all’occhiello della mostra colligiana.

Realizzata nel corso del primo decennio del Novecento tale impresa incisoria, densa di umori danteschi, ha valso a Carlo Wostry l’epiteto di “artista del mondo sotterraneo”, fino a godere di un successo travolgente, come confermano i due esemplari presentati alla VII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1907.

La progressiva specializzazione nel reparto del sacro, avviata dopo la prima guerra mondiale, fu contrassegnata nel 1921 dalla partecipazione al concorso nazionale per la decorazione della Basilica di San Francesco di Ravenna, dove si classificherà al secondo posto dopo Adolfo De Carolis, quindi dalla committenza di cicli decorativi per la Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli, la Cattedrale di Trieste, Sant’Antonio Nuovo a Trieste e la Basilica di San Francesco a Ravenna.

Segue la stagione statunitense, inauguratasi nel 1926, le cui tappe più prestigiose coincidono con la realizzazione di opere sacre per alcune chiese di New York, San Francisco, Los Angeles e Miami, ma il cui episodio più celebre si identifica con la committenza del 1930 per la Chiesa di Sant’Andrea a Pasadena, in origine consistente solo in un murale per l’abside, poi accompagnata dalla decorazione di una cappella laterale e infine, nel 1932, dalla rappresentazione delle stazioni della Via Crucis.

Riscoperto nella mostra promossa nel 2000 dal Comune di Trieste e dai Civici Musei di Storia ed Arte, Carlo Wostry risorge oggi nuovamente alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini grazie alla prestigiosa e inedita rete relazionale instaurata con i due Servolini nel segno dell’incisione.

Merita a tale proposito concludere con le ragioni dominanti della mostra colligiana, egregiamente rappresentate dal prezioso documento riemerso dallo spoglio della catalogazione relativa all’attività espositiva della Calcografia Nazionale di Roma coincidente con il catalogo di una rarissima e non a caso sconosciuta mostra, dal titolo “Tre incisori del primo Novecento: Benvenuto Benvenuti. Carlo Servolini. Carlo Wostry”, realizzata nel giugno 1964, e attestante una stagione pressochè esclusiva nella storia dell’incisione, relativa cioè a un sodalizio assolutamente inedito del nostro territorio.

Sulla copertina del catalogo, non a caso, campeggia il nome di Maria Wostry, ovvero la donatrice dell’opera di Carlo Wostry alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini: una conclusione ad anello che conferma la versatile geografie dei Servolini.

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