“I Nomadi di Augusto Daolio” da Symphony Record Shop
Sono i primi anni 60 quando tra Modena e Reggio Emilia Beppe Carletti e Augusto Daolio decidono di formare una loro band. L’esordio avviene nel 1963 e il nome scelto è Nomadi, denominazione scelta un po’ per caso ma forse anche per destino
Sono i primi anni 60 quando tra Modena e Reggio Emilia Beppe Carletti e Augusto Daolio decidono di formare una loro band. L’esordio avviene nel 1963 e il nome scelto è Nomadi, denominazione scelta un po’ per caso ma forse anche per destino.
I Nomadi di Augusto Daolio Nel colore dei suoni, tra marinai di pianura e foreste incantate” saranno ricordati sabato 25 novembre, alle ore 18.00, da Symphony Record Shop, in piazza Cavour, 23, per gli incontri a cura dall’Associazione Only Music Can Save Us, da Stefano Lucarelli e Massimo Volpi; con loro Paolo Muzzi, appassionato conoscitore della musica dei Nomadi.
I Nomadi stanno festeggiando proprio quest’anno 60 anni di carriera musicale. Nella loro lunga carriera musicale hanno pubblicato ottantadue album, tra dischi registrati in studio o dal vivo e raccolte varie; ultimo, proprio quest’anno, il loro nuovo singolo digitale intitolato “I Ragazzi del Ponte”. Hanno venduto complessivamente 15 milioni di dischi.
Tra i loro brani più celebri si ricordano Io vagabondo (che non sono altro), Dio è morto, Ti voglio, Ho difeso il mio amore, Un pugno di sabbia, Un giorno insieme, Crescerai, Tutto a posto, Canzone per un’amica, Io voglio vivere, Sangue al cuore e Dove si va.
Il leader indiscusso della band è stato Augusto Daolio, nato a Novellara il 18 febbraio 1947, morto nel 1992 all’età di 45 anni.
Nella band, Augusto divenne il cantante, l’autore dei testi e più in generale il trascinatore. Nato come gruppo beat, quello dei Nomadi fu un complesso capace di spaziare dal rock al pop, con vaghe incursioni prog e uno sguardo sempre interessato anche al folk di carattere politico.
La pittura, altro grande impegno artistico di Daolio, non è mai stata un’attività secondaria a quella musicale ed era frutto delle sue capacità naturali ed istintive. Il suo modo di disegnare e dipingere non era schiavo di un metodo, così come quello di comporre.
Tutto quello che Augusto presentava nella musica così come nella pittura era sempre e comunque ben radicato nella natura che lui riteneva madre e ancella di tutte le cose.
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