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Laura Antonelli presenta la sua mostra

Venerdì 18 Aprile 2025 — 11:36

Quando si nasce tonni è meglio morire sott’acqua che sott’olio è il titolo della mostra, a cura di Michael Rotondi, dal 19 aprile al 3 maggio in via Ginori 29. Ispirata dal ricordo di Pinocchio di Collodi, con le sue opere l'artista invita a oltrepassare le pareti del sogno e della libertà come suggerito dal tonno al burattino nel ventre del pescecane

Menzionando il ricordo del Pinocchio di Collodi, lo dice il tonno a Pinocchio nella pancia del pescecane, Laura Antonelli con la sua mostra Quando si nasce tonni è meglio morire sott’acqua che sott’olio, ci trasporta di fronte alla visione della “no_star” con un titolo che fa valicare il sogno dalle pareti della libertà. La Antonelli è un’artista che ha trovato la sua voce tra le ombre e le luci di luoghi lontani, come Las Vegas, città che ha segnato profondamente la sua formazione umana e artistica. Il suo lavoro si distingue per l’intensità introspettiva e la capacità di esplorare i temi universali dell’esistenza, dell’identità e della memoria, con un approccio che combina il figurativo e il simbolico, spingendosi oltre la convenzione. La sua ricerca si nutre di una profonda riflessione sulla vita e sull’arte. Negli ultimi anni, ha liberato il suo processo creativo da schemi rigidi e formalismi, abbracciando un’espressione più libera e spontanea, che riflette una volontà di superare il virtuosismo tecnico per arrivare a un linguaggio visivo più immediato, ma anche più autentico. L’artista predilige supporti non convenzionali, in particolare materiali riciclati, creando opere che non solo raccontano storie, ma offrono una nuova vita a ciò che era destinato al macero. La sua arte non è mai solo una questione di forma, ma un atto di trasformazione, un processo di connessione tra passato, presente e futuro. La maternità ha avuto un ruolo centrale nella sua vita, influenzando la sua visione e il suo processo creativo. Per Laura, il legame con suo figlio è onnipresente e indissolubile, ma il suo approccio alla maternità è più ampio: è una riflessione sulla solitudine, sulle sfide quotidiane e sulla capacità di trasformare l’esperienza in arte. L’introspezione, per Laura, non è solo un atto solitario, ma anche un punto di connessione con le emozioni universali e le storie non dette. Il ritorno in Italia dopo anni trascorsi all’estero ha segnato un nuovo capitolo nella sua ricerca artistica, pur mantenendo un senso di estraneità che, se da un lato segna una difficoltà nell’adattamento, dall’altro alimenta la sua continua ricerca di significato e di identità. Ogni sua opera è un viaggio, un dialogo silenzioso con il mondo, che trascende le barriere fisiche e culturali.
Las Vegas ha avuto un impatto profondo su di te. In che modo questa città ha influenzato la tua crescita personale e artistica?
Indubbiamente, Las Vegas è il luogo dove ho trascorso la mia giovinezza. È il posto che ha
influenzato maggiormente la mia formazione umana e artistica, nel bene e nel male. Alcune situazioni e visioni sono indelebilmente impresse nella mia memoria.
Negli ultimi anni, hai notato un’evoluzione nel tuo approccio all’arte? Come descriveresti il cambiamento nel tuo stile e nella tua tecnica?
Lo è diventato negli ultimi tempi; è quasi un automatismo. Con gli anni mi sono liberata di certi formalismi e schemi dai quali mi sentivo prigioniera. Finalmente si è perso quel virtuosismo figurativo che mi limitava.
Hai scelto di lavorare con materiali riciclati. Cosa ti attrae in questa scelta e come pensi che influenzi il tuo lavoro?
Senza dubbio costa meno. La tela non mi è mai piaciuta; ho sempre preferito supporti lignei. Inoltre, l’idea di riutilizzare materiali destinati al macero mi affascina molto.
Il tuo lavoro è molto introspettivo, ma quanto influisce sull’arte il luogo in cui vivi o dove ti trovi a creare?
Non so se le ho integrate. L’eccesso mi appartiene, ma il mio lavoro è molto introspettivo,
quindi il luogo in cui mi trovo non fa molta differenza.
Quanto è importante l’istinto nel tuo processo creativo e come la superficie su cui lavori gioca un ruolo fondamentale?
La connessione e l’istinto vanno di pari passo, e la superficie è fondamentale. Quasi mi
guida.
In che modo il ruolo di madre ha influenzato la tua visione artistica e il tuo processo creativo?
La presenza di mio figlio è onnipresente. Non riesco a concepire la mia vita prima di lui. È
una presenza indissolubile, quasi fossimo un’unica entità.
La maternità può portare a sfide significative. Come pensi che queste esperienze possano riflettersi nella tua arte, anche a livello emotivo o simbolico?
Sono molto spontanea, al limite dell’imbarazzante. La maternità vissuta nella solitudine e il
disagio negli Stati Uniti hanno sicuramente forgiato il mio percorso di vita e, di conseguenza,
quello artistico. Quando lavoravo e mio figlio era piccolo, avevo davvero poco tempo da
dedicare alla pittura, anche se ho sempre continuato a scarabocchiare. Il disegno, in
particolare, è sempre stato per me una consolazione e una fuga dalla realtà fin dall’infanzia.
Ho sempre dato il mio meglio in cattività. Se fossi stata in carcere, sarei diventata una pittrice
formidabile. (…)
Cosa pensi del futuro della tua arte? Hai una visione del suo sviluppo o pensi che finirà in un certo modo?
Tutto cambia affinché nulla cambi, come diceva Tancredi ne “Il Gattopardo” citando
Machiavelli. Credo che il futuro sarà come il presente. Il mio lavoro? Finirà tutto in discarica,
da dove è arrivato.
Com’è stato tornare in Italia dopo tanti anni? Quali difficoltà hai incontrato e come hanno influenzato la tua creatività?
Il ritorno in Italia dopo molti anni è stato traumatico, per una serie di motivi facilmente
immaginabili. La relativa serenità che sono riuscita a raggiungere, con grandissima fatica, mi
ha permesso di dedicarmi alle mie passioni. Tuttavia, la mia estraneità al mondo persiste, con
la conseguente difficoltà ad adattarmi alla vita. Sono da sempre straniera, ovunque mi trovi.
Oltre all’arte, hai altre passioni come la musica e il cinema. Come queste influenzano il tuo lavoro artistico e quali sono i tuoi gusti?
Amo il cinema e la musica (anche se sempre meno). Impossibile scegliere un film o una
band. I miei gusti sono però estremamente eterogenei.

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