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Marco Sisi alla Biblioteca Vespucci-Colombo

Sabato 24 Febbraio 2024 — 14:12

Vicende dagli antichi romani ai nostri giorni trasposte su pellicola. "Un secolo di grande cinema a Livorno" è l’ultima fatica di Marco Sisi che verrà presentata venerdì 1° marzo alle 18 alla biblioteca del Vespucci-Colombo, in via Chiarini

Vicende dagli antichi romani ai nostri giorni trasposte su pellicola. “Un secolo di grande cinema a Livorno” è l’ultima fatica di Marco Sisi che verrà presentata venerdì 1° marzo alle 18 alla biblioteca del Vespucci-Colombo, in via Chiarini.

Ben lungi dall’essere una «Missione compiuta»  per l’autore, che  ha già altre storie da raccontare, con nuovi film di montaggio o dalle pagine di un prossimo libro, questo testo s’inserisce nel trentennale progetto Livorno Superstar e rappresenta una nuova tappa di un incessante work in progress il quale, senza alcuna pretesa di essere esaustivo, letteralmente distribuisce a piene mani occasioni di riflessione sul cambiamento, anche architettonico, della città nel corso degli anni e aggiungendo aneddoti e curiosità di ogni tipo, riferite a ciò che accadde durante la presenza di troupe e attori in città

Se Livorno è nata ufficialmente poco più di quattrocento anni fa, la storia degli abitanti dell’area fra la Meloria e il Botro Rogiolo è certamente più estesa nei secoli e i reperti archeologici conservati nei musei cittadini sono lì a dimostrarlo. Non esistevano cineprese per documentare gli eventi, ma i fasti dell’impero romano raccontati da un film muto, anzi, dal più costoso film muto mai prodotto, che proprio nel 1923, quindi un secolo fa, fu in parte girato in Italia e, per una delle scene più importanti, fra la Torre del Marzocco e il Molo Novo, vengono usati da Marco Sisi come pretesto per aprire la narrazione del rapporto fra la nostra città e il mondo della celluloide.

Al tempo stesso, se per molti film è stata utilizzata una Livorno finta, è accaduto che la città abbia fatto da sfondo per vicende ambientate altrove, come in Tutti a casa (regia di Luigi Comencini, 1960), I sequestrati di Altona (1962, di Vittorio De Sica, Premio David di Donatello per la miglior regia), Due cuori fra le belve (1942, regia di Giacomo Gentilomo, con Totò), ma nei primi anni Quaranta pellicole presentavano un mar dei Caraibi autarchico che spaziava fra lo Scoglio della Ballerina e Calafuria.

E poi, naturalmente, le vicende legate a Tombolo e al Decimo Porto narrate dal neorealismo, con Tombolo paradiso nero di Giorgio Ferroni (1947) e Senza pietà di Alberto Lattuada (1948), ma dal libro veniamo a sapere che ce ne furono anche altri, e poi i film che esprimono lo spirito labronico più genuino: Ovosodo (1997) e La prima cosa bella (2010) di Paolo Virzì, ma anche Mare matto (1963) di Renato Castellani. Va aggiunto, per amor di precisione, che il libro non è una semplice raccolta di dodici capitoli dedicati ad altrettante pellicole ma ci sono numerose appendici che trattano di altri film e di attori e registi quali ad esempio Totò, Vittorio De Sica e Marcello Mastroianni che nel corso della loro vita hanno legato il proprio nome a Livorno.

Il testo, inoltre,  è corredato di numerose foto, di scena o d’archivio, reperite in rete o provenienti dalla collezione privata dell’autore, e di un cospicuo numero di QRcode che permettono di accedere tramite smartphone o tablet a fotografie rare non di pubblico dominio e soprattutto di visionare film (interi o alcune scene), nonché di ascoltare playlist contenenti brani musicali composti dal Maestro Ennio Morricone per le colonne sonore di tre film, in parte girati a Livorno, prodotti nel fatidico anno 1968.

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