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Poesie. “Eterna impermanenza, eterno svanire” di Eva di Palma

Venerdì 12 Aprile 2024 — 10:52

Lunedì 15 aprile, alle 17, sarà presentato ai Bottini dell’Olio, sala conferenze della Biblioteca Labronica (1°p.) piazza del Luogo Pio, la raccolta di poesie di Eva di Palma “Eterna impermanenza, eterno svanire” (Edizioni Erasmo 2024)

Lunedì 15 aprile, alle 17, sarà presentato ai Bottini dell’Olio, sala conferenze della Biblioteca Labronica (1°p.) piazza del Luogo Pio, la raccolta di poesie di Eva di Palma “Eterna impermanenza, eterno svanire” (Edizioni Erasmo 2024). Con l’autrice, Paolo Cosci.

Dalla prefazione al libro a cura di Paolo Cosci:

Eterna impermanenza, eterno svanire è la prima raccolta poetica di Eva di Palma, poetessa nata negli anni Ottanta. […] È una raccolta sapiente che coniuga il sapere umano senza distinzioni di alcun tipo. Esemplare al riguardo l’epigrafe che apre la terza sezione, Contrazioni, quando l’autrice cita un passo di Carlo Rovelli in cui il fisico considera la Poesia e la Scienza come figlie di un’unica intuizione. Nella stessa sezione compaiono testi con riferimenti ancora al corpo, alla carne, alle vene, alle ossa minerali; un corpo sì ma ‘riempito di umore’: l’essere umano, il poeta sono il risultato di questi innesti ma il punto di partenza è sempre il corpo, la fisicità in atto, la presa di coscienza d’essere qui e adesso: Si dice che le cosce delle donne / abbiano perso la loro presa; non le mie / e le mie fragole hanno sempre / un nuovo sapore. Eterna impermanenza, eterno svanire mostra il proprio debito con diversi poeti contemporanei, due in particolare: Ivano Ferrai e Chandra Livia Candiani. La raccolta è attraversata in filigrana da un’antica saggezza orientale: dalla necessità di dimenticare, di cedere agli eventi, a tutto ciò che sta al di là del perimetro del proprio corpo sia nella prima sezione, sia nei versi finali del testo posto in chiusura alla quinta sezione: Dobbiamo imparare dagli alberi, / ritti, saldi a terra, ma capaci / di farsi accarezzare dal vento / e di fare il solletico all’aria, / sanno che perdere è alleggerirsi. Eva di Palma mostra già in questa prima raccolta una voce autonoma, mai schierata.”

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