Racconti di Altre Danze prosegue con “Incontri Extended Version”
il prossimo appuntamento si intitola “Incontri Extended Version” e si svolgerà all’Atelier delle Arti (via Masini) sabato 29 ottobre (ore 18.30) con Gabriel Schmitz ed Elena Giannotti
Prosegue la sesta edizione del festival “Racconti di Altre Danze” dedicato alla danza contemporanea, ideato e diretto Chelo Zoppi ed Elena Giannotti: il prossimo appuntamento si intitola “Incontri Extended Version” e si svolgerà all’Atelier delle Arti (via Masini) sabato 29 ottobre (ore 18.30) con Gabriel Schmitz ed Elena Giannotti. Dj set di Ahmed Gronchi. L’ingresso costa 5 euro. Un curioso collegamento di questo spettacolo sarà con la Biennale di Venezia, in quanto giovedì 27 ottobre dalle 16 alle 16.40 a Palazzo Mora, Gabriel Schmitz e Elena Giannotti si esibiranno in “Dance and drawing”.
Intanto sono aperte le prevendite per lo spettacolo (musica e danza) del 13 novembre al Teatro Goldoni (ore 21) dal titolo “L’universo nella testa” che vedrà la partecipazione di Cristina Donà, Daniele Ninarello e Saverio Lanza. I biglietti possono essere acquistati online sul sito del Teatro Goldoni oppure presso la biglietteria (ridotti solo in biglietteria). Biglietti: euro 15 / ridotto 10 (under 30 – over 65).
Incontri Extended Version – Di tutte le forme d’arte la danza è sicuramente la più puramente fisica, così come la pittura è la più visiva. Eppure ciò che interessa a Schmitz è ciò che comunica questo atto fisico, ciò che riceve quando vede muoversi un ballerino, che stranamente è l’esatto contrario: è l’emozione più intangibile, metafisica, uno stato di comunione con ciò che posto davanti a lui, perché in realtà non accade davanti ma dentro di lui. Le parole non sono uno strumento adeguato per rivelare questo processo interiore, ma la pittura lo è. Allo stesso modo la danza come linguaggio puramente fisico può esprimere il metafisico, il linguaggio puramente visivo della pittura può esprimere l’invisibile. L’essenza di un dipinto è al di là dei pigmenti e degli oli, è sospesa da qualche parte tra il pezzo stesso e lo spettatore. Un dipinto è, e dovrebbe essere, incompleto e bisognoso di uno sguardo, uno sguardo complice che riempie le lacune e offre suggestioni, nessuna definita, sempre mutevole, un flusso costante di offerta e accoglienza. Solo un dipinto apparentemente incompiuto può diventare vivo, oscillante poiché sfida la propria condizione di una data forma definita con l’aiuto intuitivo dello spettatore. La sua dipendenza dallo spettatore è la sua forza, non la sua debolezza, e dà origine a quella peculiare sensazione subconscia di essere considerato affidabile da un dipinto. Accanto ai suoi dipinti Schmitz mostra disegni che non sono in alcun modo meno importanti dell’opera dipinta. Nei suoi disegni l’attenzione si sposta, la loro immediatezza li paragona più alla danza stessa. In una serie di performance durante la corsa di Personal Structures, Schmitz spingerà al limite questa immediatezza dialogando con un ballerino che improvvisa di fronte a lui, condividendo l’esito imprevedibile con un pubblico di vita.
Gabriel Schmitz è un pittore. I suoi materiali di lavoro sono tradizionali, persino arcaici: il carboncino per i suoi disegni, la pittura a olio per i suoi lavori su tela. Eppure il fatto che questi strumenti siano in circolazione da molto tempo non li invalida per il compito che sta affrontando. Dipinge e disegna ballerini. La danza, come la vede lui, racchiude una profonda verità sull’esperienza umana, sulle nostre emozioni e motivazioni. Schmitz cerca nel suo lavoro una traccia che possa contenere un riflesso di questa verità, non rivelarla, né rispondere alle domande da essa poste, ma mostrarla in un modo altrettanto elusivo. Cerca l’equivalente di un corpo in movimento su una superficie bidimensionale. La danza e la pittura hanno molto in comune: lo spazio vuoto di una tela è simile a un palcoscenico in cui avverrà il movimento, solo che nella pittura questo movimento lascia una traccia permanente. Composizione, equilibrio e ritmo sono termini applicabili ad entrambe le forme d’arte. Eppure, laddove la danza dipende dal tempo di esistere, la pittura lo nega. Ma lo è davvero? Non è forse il momento di applicare e fissare sulla superficie l’ennesimo ingrediente insieme a olio e pigmento? Il tempo si accumula sulla tela nel corso dei giorni, intrappolato tra gli strati di materia organica. Tempo verticale condensato che può essere percepito quando guardi un dipinto. Il lavoro di Schmitz è figurativo, ma non descrittivo. Non si sforza di riprodurre una data realtà imitandola. Se si può ottenere qualcosa di utile nella pittura, l’opera deve essere una presenza a sé stante, non semplicemente un’immagine di una realtà al di fuori di essa.
Prenotazione obbligatoria chiamando il 338 43 22616 scrivendo ad [email protected].
https://www.raccontidialtredanze.com/
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