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“Raise the bar”, quattro bartender raccontano il bar al femminile tra disparità e pregiudizi

Giovedì 1 Dicembre 2022 — 20:38

Francesca Gentile, Marta Fonti, Cecilia Fissi e Lara Ponti hanno raccontato le proprie esperienze coordinate dalla scrittrice Carlotta Vagnoli e introdotte da uno dei tre titolari ed Event Manager dell'Alphonse Club, Tommaso Masini

di Giulia Bellaveglia

“Secondo una ricerca effettuata nel 2022 da Il Sole 24 ore, il 63,5% di un campione di intervistati pensa che la donna debba stare a casa anziché lavorare. Un dato terribile che si ritrova nella situazione lavorativa effettiva se si pensa che, a parità di mansioni, una donna guadagna circa 1000 euro in meno in un anno rispetto ad uomo, equivalente praticamente ad un mese di stipendio”.
Con queste parole Carlotta Vagnoli, autrice, attivista e content creator, ha voluto aprire l’evento Raise the bar, promosso dall’Alphonse Club in collaborazione con Martini e San Pellegrino. L’iniziativa ha visto la partecipazione di quattro bartender che, per circa un’ora, hanno fornito spunti di riflessione davanti ad una sala gremita. Crescita professionale, disparità di genere, dignità lavorativa e ostacoli, sono solo alcuni degli argomenti che sono stati affrontati e discussi relativamente all’ambiente dei bar (ma non solo). “Ci troviamo a parlare di questo – prosegue Vagnoli – perché anche se nella teoria si dice che la parità sia stata raggiunta, nella pratica le donne sono ancora costrette a lottare contro una società che le vede come fuori luogo in alcuni mestieri, in particolar modo in quelli che le coinvolgono fisicamente o che si svolgono in orari di lavoro ritenuti poco consoni per stare fuori casa”. Dopo l’introduzione della conduttrice, le protagoniste della serata hanno preso la parola illustrando le principali problematiche che si sono spesso trovate ad affrontare nel contesto del proprio lavoro.
“A Montecatini sono stata una delle prime ad essere titolare di un locale – racconta Francesca Gentile – e ho una bambina di dieci anni. Due condizioni che spesso hanno portato il cliente a chiedermi Ma te cosa ci fai qui? Un’altra cosa che inizialmente mi faceva soffrire molto era che nessuno mi chiedesse di preparargli qualcosa o, quando mi capitava di farlo, mi dicevano Da quand’è che le donne fanno da bere?”.
“A me è capitato spesso che mi dicessero con il sorrisetto Da bere me lo fai lei – spiega invece Marta Fonti – come se il mio essere ragazza mediamente carina mi desse automaticamente la qualifica di saper fare tutto e bene. Mi è successo però anche il contrario, di fare un cocktail e sentirmi dire Ma allora lo sai fare, mentre praticamente mai mi capita di vedere che le competenze dei miei colleghi maschi vengano messe in discussione”.
La parola passa poi a Lara Ponti. “Spesso mi sono sentita in dovere di essere ordinata, precisa e puntuale per essere considerata brava – dice – Non che non si debba esserlo, ma mi è capitato di trovarmi al cospetto di uomini che non lo erano e venivamo comunque validati professionalmente. Un’altra delle mie esperienze è legata anche al fatto che spesso nei cocktail bar viene ricercata la figura femminile perché di moda, indipendentemente dalla bravura”.
“Quando mi trovo a lavorare in mezzo ai miei colleghi maschi – aggiunge Cecilia Fissi – vedo che i clienti danno per scontato che io sia una cassiera e non una bartender. Pago a te? Mi chiedono spesso, ma quasi mai mi chiedono di preparare un drink”.

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