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Siuski, un tuffo nel cuore dei livornesi. Ancora un capolavoro firmato Mayor Von Frinzius

Sabato 25 Luglio 2020 — 01:01

Lacrime e risate, applausi ed emozioni. Una girandola di sentimenti per la prima dello spettacolo della compagnia Mayor Von Frinzius, "Siuski, fatto schizzi?", andata in scena venerdì 24 alla Terrazza Mascagni

di Giacomo Niccolini

A vederlo bene è un tuffo sgangherato, rattrappito, poco elegante. La siuski è un tuffo a riccio, contro gli aculei della vita, contro quel mare duro che a vederlo dall’alto può far paura, ma che crea dipendenza (foto in pagina di Lorenzo Amore Bianco).
Un tuffo inventato per sorprendere e per fare schizzi. Perché alla fine dell’inverno e dopo la primavera conta solo l’estate, fatta di ciabatte strascicate e da strascicare sul lungomare, conta solo l’estate con i suoi motorini… e fare schizzi per difendersi dall’apatia, fare schizzi per non morire che per Lamberto Giannini significa non innamorarsi più, abituarsi al tutto che gira intorno, farsi vincere dall’abitudine, aspettare l’estinzione. Ed ecco allora il colpo di reni che tutto risolve, come un coup de theatre, improvviso, spiazzante, avvolgente. Quello che riempie di schizzi. Che sono lacrime di cui vantarsi, ma anche vita di cui bagnarsi a piene mani.
Lo spettacolo della compagnia Mayor Von Frinzius, “Siuski, fatto schizzi?” è questo: un bagno di vita, di emozioni, una tavola periodica di sentimenti per chi è su quella sedia a guardare i novanta attori che sognano e si tarantolano sul palcoscenico improvvisato, ma bellissimo, della Terrazza Mascagni di Livorno. Lo spettatore è condotto per mano dalle lacrime più profonde fino alle più spontanee risate. Come nella vita, dove per difendersi cosa si fa? Si fa una siuski e tutto passa. Passa la paura, quella di volare, perché alla fine “io voglio star seduto” e fare schizzi.
Due ore in cui lo spettatore è sempre accompagnato dal ritmo incessante di una colonna sonora azzeccata che si fa protagonista e che va da gli Zen Circus che con la loro “L’Amore è una dittatura” aprono e chiudono lo show, a Bobo Rondelli con “L’ultima danza”, ma tocca anche la dance e la techno più cruda, il folk di Vinicio Capossela, i colori vintage di “A me mi piace vivere alla grande” di Fanigliulo. Una musica che dà ritmo a questo tuffo collettivo dove gli attori si fondono spesso con il pubblico sapendo miscelare le loro voci alle note insieme alle luci, alle mani, ai sorrisi e ai pianti, a tutti i sentimenti più forti di cui l’essere umano è dotato. Niente scenografia, solo il bianco e nero della terrazza come il bianco e nero dei costumi degli attori e il mare sullo sfondo, quel mare da cui è difficile separarsi e che spesso malediciamo come catene fatte di salmastro.
Da applausi le luci di scena, vero e proprio 91esimo attore protagonista dello spettacolo diretto da Lamberto Giannini, Rachele Casali, Marianna Sgherri e Gabriele Reitano.
Nella metafora della siuski, poi non poteva mancare l’amore esemplificato al massimo in uno dei tanti passaggi delle due ore di incessante e appassionante apnea teatrale: “Ma te senza di lei non vivi e allora ti tuffi sperando che ti abbracci e invece ti lascia sprofondare sott’acqua, aspettando una nuova siuski, schizzi via la rabbia e la malinconia mostrando il sorriso prima di suicidarti e le lacrime non sono altro che schizzi”.
Forti i rimandi alle diversità, alla condizione di disabilità che sia fisica o mentale e che spesso la società enfatizza con etichette e falsi pietismi. Tematiche che per tanti potrebbero essere scomode, scottanti, ma che la regia affronta con schiettezza e sincerità. Come si fa gettandosi dal trampolino e facendo una siuski. E non curandosi degli schizzi.
Nel testo di Giannini c’è anche spazio per un omaggio a Modigliani, uno che livornese lo era per davvero, come i presenti di questo venerdì 24 luglio, questo 24 luglio di ripartenza per la Mayor e per i tanti presenti.
Dedo aveva paura degli schizzi – dice un’attrice davanti al pubblico – ne vuoi far tanti? Poi sei costretto a chiudere gli occhi. Sono quei tuffi che ti lasciano senza fiato, senza respiro. Perché ti sembra di non arrivare mai e quando arrivi, vorresti essere su quel trampolino di nuovo. Dedo non ha avuto paura di tuffarsi, Dedo ha avuto paura degli schizzi”. Perché se ne vuoi far tanti, poi… sei costretto a chiudere gli occhi. E in questo passaggio si esemplifica la maledizione-benedizione della siuski e di Livorno. Una città che ha voglia di fare schizzi, di stupire con le sue siuski d’estate, ma che spesso, è costretta a chiudere gli occhi proprio per paura di quegli stessi schizzi che vuole tanto fare.

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