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Un gelato con Edi… insieme agli alunni delle Thouar

Giovedì 9 Maggio 2024 — 10:04

La classe 2B della scuola Thouar di Livorno con l’insegnante Maria Vincenza Matteucci e Gilda Vigoni di Amaranta servizi incontreranno Edi Bueno per condividere un gelato con “una bambina” alla quale il gelato era stato negato

Lunedì 13 maggio la classe 2B della scuola Thouar di Livorno con l’insegnante Maria Vincenza Matteucci e Gilda Vigoni di Amaranta servizi incontreranno Edi Bueno e suo nipote Renzo Bueno in piazza Cavallotti, con lei si recheranno al Dollino in piazza  per condividere un gelato con “una bambina” alla quale il gelato era stato negato.

Edi era una bambina, quando si diffuse il razzismo anche a Livorno. Con la sua famiglia abitava in via della Coroncina, una traversa di piazza Cavallotti, una zona molto popolare e vivace. I suoi genitori lavoravano, la mamma aveva un piccolo negozio di mercerie in via della Madonna, il padre un banchetto di mercerie in piazza Cavallotti, a casa c’era la tata che si era sempre occupata delle faccende e di crescere Edi e i suoi fratelli , ma all’uscita da scuola, la cartella in un angolo, Edi giocava con i suoi compagni. I suoi giochi preferiti erano nascondino, mota azzilla con la quale faceva le formine, girotondo, la settimana. La sera la famiglia si riuniva ad ascoltare la radio, le canzoni alla moda, le notizie i radiodrammi a puntate.

L’estate ogni tanto andavano al mare in carrozza allo Scoglio della Regina e in autunno il babbo faceva la Capanna sul terrazzino nel retro.

Piano piano gli amici di Edi la scansavano, sia a scuola che in piazza, nessuno le rivolgeva più la parola, nessuno voleva giocare con lei, il fratello più grande vedendo la sorellina triste aveva fatto anche qualche scazzottata, ma ormai il razzismo si era diffuso Edi non era ariana, era ebrea, non si poteva più giocare con lei.

L’estate le meta preferita di Edi era una gelateria in piazza Guerrazzi, ma nell’estate del 38 il gelataio, la cacciò fuori dalla sua bottega “ Edi sei ebrea, il gelato non telo posso dare, fammi un favore non ti avvicinare più al mio negozio!”

A ottobre il Re d’Italia e Mussolini firmarono le Leggi razziali: niente più scuola per Edi ed i suoi fratelli, niente più radio, via la governante, chiuse le botteghe dei genitori.

Qualche anno dopo l’Italia entra in guerra, Livorno viene bombardata, il centro diventa zona nera Edi e la sua famiglia si rifugiano a Marlia. Da questo paese della lucchesia inizia la sua vita di bambina nascosta. La sua mamma ed il suo fratello vengono deportati e uccisi ad Auschwitz.

Edi sopravvive e salva il fratello più piccolo.

Questo parte del progetto ideata da Gilda Vigoni di Amaranta servizi, si inserisce in un progetto molto più ampio finalizzato all’acquisizione progressiva della conoscenza delle leggi razziali e della Shoà.

Questi studenti hanno visitato la Sinagoga lo scorso anno ed hanno lavorato con Vincenza Matteucci durante tutto questo anno scolastico attraverso disegni, letture, filmati, immagini per approfondire le storia italiana dal 1938 al 1945. Contemporaneamente gli studenti di una classe in Lituania,con  la docente Dalia Urzaite, lavorano allo stesso progetto. Le due classi si sono interfacciato attraverso le mail o le piattaforme web, che hanno consentito loro di scambiarsi il materiale raccolto e di vedersi.

Un modo per ricostruire la storia italiana ed europea attraverso le storie e formare una coscienza critica contro ogni forma di pregiudizio, indifferenza e discriminazione.

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