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Un mare da proteggere, incontro all’Acquario con Arpat

Mercoledì 17 Aprile 2024 — 12:41

Appuntamento giovedì 18 aprile alle 17.30 all'acquario. Relatore Antonio Melley, dirigente del Settore Mare di Arpat: "Chi pianifica, come la Regione, deve interagire con chi gestisce il territorio locale (comuni, parchi, ecc.) e i servizi pubblici e con chi controlla, come Arpat, per individuare le migliori soluzioni"

Il mare da proteggere e il rapporto con l’acqua dolce lungo la costa è il titolo di uno dei 4 incontri in programma giovedì 18 aprile alle 17.30 all’acquario di Livorno. Relatore Antonio Melley, dirigente del Settore Mare di Arpat. Di seguito l’intervento di Melley:

Il mare non è solo un elemento o un ambiente, ma è soprattutto una dimensione della vita, un sentire comune, una visione allargata sul mondo e per questo va preservato e compreso. Un mare senza l’uomo non è concepibile ma dobbiamo avere la consapevolezza che ogni nostra azione lo altera in modo definitivo, anche se non sempre percepibile nell’immediato. Livorno e tutta la Toscana si trova immersa in un mare bellissimo, ricco di biodiversità e di risorse, ma il modello di sviluppo non può essere quello di altre regioni dove non ci sono questi patrimoni naturali. Mi voglio riferire, in particolare, allo sfruttamento delle coste ed alla crescente antropizzazione che mette sempre più a repentaglio gli equilibri degli ecosistemi marini e, in alcuni casi, la stessa sopravvivenza di specie e habitat fondamentali per il Mediterraneo. Pensare, come troppo spesso accade, ad azioni ed obiettivi per le sole terre emerse, senza considerare gli effetti sulle acque e, soprattutto, sul mare, dove tutto arriva, è un grande errore che non si deve più commettere. A cominciare da una valutazione complessiva su come contrastare l’erosione costiera, da un lato, l’insabbiamento dei porti, da un altro, ed evitare di spendere ogni anno milioni di soldi pubblici per ripascimenti ed altri interventi i cui effetti durano solo pochi mesi (fino alla prima mareggiata importante). Le pianificazioni per il rischio idrologico, per la gestione dei fiumi (dalla produzione di energia elettrica allo sfruttamento per fini industriali all’approvvigionamento di acqua per agricoltura e potabilizzazione), per la difesa della costa vanno fatte in modo coordinato ed a livello sovracomunale. Gli inquinanti che vengono sversati in un singolo corpo idrico finiscono tutti in mare, ma il fatto che gli effetti si vedano solo in una scala temporale di anni o decenni, dati i volumi in gioco tra acque fluviali e marine, non diminuisce la pericolosità di questa contaminazione. Alcune produzioni industriali localizzate sulla fascia costiera sono particolarmente impattanti per gli ecosistemi marini e la verifica della loro compatibilità ambientale impone un continuo aggiornamento delle tecnologie e delle conoscenze scientifiche, che non può essere svolto da un singolo ente. Per questo chi pianifica, come la Regione, deve interagire con chi gestisce il territorio locale (comuni, parchi, ecc.) e i servizi pubblici e con chi controlla, come ARPAT, per individuare le migliori soluzioni. Dai nostri monitoraggi emergono, da un lato, la grande vitalità e biodiversità delle acque costiere della Toscana e, dall’altro, le criticità dei popolamenti e le contaminazioni di acque, sedimenti ed organismi, determinate anche dallo sviluppo delle attività portuali e del traffico marittimo avvenuto negli ultimi decenni. I cambiamenti climatici, con l’innalzamento del livello del mare, l’aumento delle temperature, l’alterazione dei modelli meteorologici, impongono un ripensamento di molte scelte. Questi cambiamenti hanno anche effetti positivi, quali l’allungamento della stagione balneare o la nidificazione delle tartarughe marine fino a Marina di Massa, ma questi ci impongono maggiori responsabilità per gestire al meglio l’ambiente. Ad esempio, i comuni costieri devono impegnarsi a liberare sempre maggiori tratti di arenile da infrastrutture, rumori e illuminazione eccessiva, tutti fattori di forte disturbo per le tartarughe. Anche il sistema di controllo delle acque di balneazione previsto dalle norme attuali mostra tutti i suoi limiti e bene ha fatto il Comune di Livorno ad impegnarsi per eliminare, nei limiti del possibile ed in collaborazione con ASA e ARPAT, i rischi per la salute dei cittadini con le ordinanze preventive quando ci sono le cosiddette bombe d’acqua o altri problemi che portano acque non depurate in mare. Le strutture dell’agenzia sono fortemente impegnate per 6 mesi nell’effettuare sopralluoghi, prelievi, misure e analisi in tutte le 277 aree di balneazione della Toscana, ma questo sforzo non riesce a garantire sempre l’idoneità sanitaria, perché i metodi hanno tempistiche incompatibili con questo scopo. Abbiamo tutti bisogno che venga sviluppato un modello previsionale che metta insieme i fattori meteomarini con quelli idrologici, utilizzando le informazioni dei gestori dei servizi idrici, dei consorzi di bonifica e di ARPAT, per consentire ai comuni di prendere decisioni consapevoli, coinvolgendo gli operatori economici nella tutela ambientale. Un sistema di gestione condivisa tra tutti i soggetti pubblici avrebbe sicuramente un ritorno positivo in termini di fiducia da parte di cittadini e turisti.

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