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Ho chiesto di bocciare mia figlia. In quell’ambiente si è integrata

Martedì 27 Marzo 2018 — 09:56

Riportiamo di seguito la lettera-appello di una mamma rivolta alla scuola frequentata dalla figlia

Riportiamo di seguito la lettera-appello di una mamma rivolta alla scuola frequentata dalla figlia.

La lettera – Mia figlia Anna ha 15 anni ed è affetta da grave disabilità. Frequenta la terza media di una scuola livornese, ambiente in cui si sente oramai integrata nonostante i limiti imposti dall’handicap e quelli, altrettanto tangibili, di un sistema-scuola non ancora a misura di disabile. È lei stessa a dimostrarmelo ogni giorno, con l’entusiasmo contagioso e spontaneo che mette nel salire sul pullman e nel raccontarmi, a suo modo, le mattine trascorse a scuola, le attività svolte e piccoli aneddoti su insegnanti e compagni. Anna alle medie è serena, ha trovato la sua dimensione e, per questo, vorrei prolungarvi quanto possibile la sua permanenza: per non sottrarle una routine che le offre certezze e riferimenti saldi (una continuità indispensabile non solo a lei ma ad ogni ragazzo portatore di handicap) e per rinviare un futuro denso di incognite che, da madre, non può non turbarmi. Incognite legate al prossimo passaggio alle scuole superiori, in un ambiente meno raccolto, e soprattutto al futuro di lungo periodo, quando le prospettive di tutela sociale per Anna si faranno ancora più incerte.
Vivo mia figlia nel quotidiano e l’esperienza mi insegna cosa è meglio per lei. È quanto ho fatto presente al consiglio di classe chiedendo di “bocciarla” per rallentarne ulteriormente il percorso, pregando di tener conto delle difficoltà legate alla mia condizione di madre separata e lavoratrice e del contenuto della legge 104/92, che ammette la possibilità di una terza ripetenza in singole classi. Percependo, viceversa, l’intento di non accogliere a priori la mia richiesta, ragion per cui ho consultato un legale per vedere tutelati i diritti ed il benessere di mia figlia. O quantomeno per avere chiarezza in merito. Ma al di là degli aspetti legali e del mero bilancio didattico, mi amareggia che le mie ragioni di madre siano state considerate marginali così come le esigenze specifiche già esposte. Mi sono sentita inascoltata e lasciata a me stessa proprio da chi dovrebbe offrire il primo supporto logistico ed umano a me e a mia figlia; da chi dovrebbe far sì che i valori di solidarietà, empatia, risposta ai bisogni specifici dell’alunno disabile richiamati dalle normative non restino lettera morta. Comunque vada spero si decida il meglio per Anna, lei e il suo sorriso sono la mia priorità. Una priorità, mi auguro, condivisa.

Valeria, mamma di Anna

Adesso la famiglia attende la decisione del consiglio di classe che si terrà a maggio.

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