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Il messaggio del vescovo per il 1 maggio

Mercoledì 1 Maggio 2024 — 10:14

La cronaca pressoché quotidiana testimonia che esistono realtà produttive che continuano a considerare la sicurezza dei propri dipendenti, così come la formazione e la prevenzione, un costo troppo elevato...

La cronaca pressoché quotidiana testimonia che esistono realtà produttive che continuano a considerare la sicurezza dei propri dipendenti, così come la formazione e la prevenzione, un costo troppo elevato. Perché l’unica cosa che conti veramente, alla fine dei giochi, è sfoderare un numero migliore dell’anno precedente nel proprio bilancio. Perché l’unico traguardo è questo. Sono le persone che chiedono ascolto, che vogliono ancora essere guardate, loro e la loro storia, è questo esercito di silenti che reclama l’attenzione che gli si deve, perché il loro sacrificio non diventi una scarna statistica dell’anno ma rimanga quel che è nel profondo: il sacrificio di padri e figli, sorelle e mogli, tutti strappati via prima del tempo. Provate solo per un istante a immedesimarvi nella vita di chi ha baciato sulla porta di casa un figlio, che gli dà appuntamento per cena dopo quella che dovrebbe essere una normale giornata di lavoro, vivete per un attimo nel cuore di quella madre che scoprirà il destino che il mondo ha riservato al proprio figlio. Andatevi a cercare i loro volti, cercate di imprimere nei vostri occhi i loro occhi, fate sgorgare dal petto la parola che vuole essere pronunciata. Pregate per loro, per le loro famiglie, questo nel profondo è quello che ci chiedono. E chi ha potere e dovere – vale la pena di ripeterlo a chi è chiamato a formulare una legislazione stringente e degli accertamenti inderogabili a salvaguardi di chi lavora, deve intervenire! D lavoro si vive non si può morire. E’ la cultura dell’effimero ad incrementare la catena di morte. Si produce per guadagnare sempre di più, la sicurezza è un quindi un costo da abbattere. Si lavora per guadagnare sempre un po’ di più. Per avere un premio di produzione si è pronti a rischiare. Ci sono i tempi da rispettare, con i relativi premi di produzione da ricevere. Si può anzi si deve osare te l’hanno fatto capire molto bene. E’ sovente tutta una catena: si studia per avere un lavoro ben remunerato, si lavora per guadagnare e così avere più soldi per andare a giro o a cena fuori oppure una bella auto. E per guadagnare si rischia la famiglia, i figli, la truffa, la propria vita. Non bastano nuove leggi e ispettori, occorre una cultura del valore della vita. La vita ha valore sempre e comunque anche se povera e semplice.

Simone Giusti, vescovo di Livorno

 

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