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La multiprofessionalità e l’interazione tra infermieri e medici

Mercoledì 5 Giugno 2019 — 16:50

L’innalzamento dei toni nel dibattito che si è aperto sui meccanismi legati all’emergenza-urgenza sull’Isola d’Elba sta provocando una tensione anomala, inutile e ingiustificata proprio in chi da tutto questo dovrebbe trarre invece maggior sicurezza e serenità: i cittadini. Al di là del fraintendimento sulla programmazione dei mezzi di soccorso dovuto a un malinteso nei dati raccolti di cui ci assumiamo l’onere dell’errore, è bene chiarire che questo tipo di organizzazione è diffuso ormai da decenni non solo all’estero, ma anche in numerose Regioni italiane e nella maggior parte delle aree della Toscana, con risultati assolutamente positivi e del tutto incoraggianti.
Al di là delle polemiche, ribadiamo inutili e dannose, l’Infermiere è un professionista che, per lavorare sui mezzi di soccorso, oltre alle indicazioni fornite in ambito regionale, ha ulteriormente effettuato un percorso formativo specifico per il nostro territorio, a completamento di una comprovata e maturata esperienza nel campo dell’emergenza ospedaliera e territoriale. L’Infermiere si forma costantemente per aumentare le proprie competenze, mettendo in evidenza i propri ambiti di autonomia e responsabilità. Ciò nonostante, non opererà mai da solo, ma sarà sempre in rete con tanti altri professionisti a garanzia della maggior tutela possibile al cittadino. L’Infermiere è un professionista laureato, che consegue master e specializzazioni universitarie che gli consentono di compiere con assoluta competenza professionale specifici interventi sui pazienti e che lo hanno messo in condizione di coordinare reparti, dipartimenti e intere strutture territoriali e, nel caso specifico, che gli permettono di lavorare nell’emergenza territoriale, affrontando corsi intensivi dove viene richiesto un training nel tempo, mettendolo in grado di fornire risposta appropriata in situazioni d’emergenza urgenza. Per l’emergenza territoriale la prima cosa che ha portato alle attuali scelte di programmazione e organizzazione è la salute del cittadino. Salute come aspetto fondamentale da rispettare in una società moderna, dove una professione che focalizza i bisogni di prevenzione, educazione, riabilitazione cura e interazione umana può essere quella degli infermieri e negli infermieri può trovare una risposta adeguata, più efficiente, efficace di qualità. Nessuno invade il campo professionale di altri, ma il modello di sanità che ormai è affermato nel mondo, come anche nel nostro paese è quello di una multiprofessionalità coordinata ed efficace oltre che efficiente in cui non ci sono professioni che sostituiscono altri, ma semmai professionisti che interagendo tra loro ottengono un risultato esponenzialmente migliore, come testimoniano le statistiche e gli esiti di tutte le Regioni che utilizzano questo modello. Un modello non solo non nuovo, ma ampiamente codificato: la Raccomandazione n.15 del Ministero della Salute del febbraio 2013 afferma che nei servizi di emergenza/urgenza l’obiettivo è garantire prestazioni immediate agli utenti che presentano alterazioni delle funzioni vitali tali da compromettere potenzialmente e gravemente lo stato di salute e non di una diagnosi medica che è certamente fondamentale e necessaria ma che arriverà subito dopo. E l’obiettivo si raggiunge con la multiprofessionalità e l’interazione proprio tra infermieri e medici. Inoltre, è di questi mesi l’evidenza che le nuove tecnologie, prima tra tutte il 5G, cambieranno anche le modalità di erogazione dell’assistenza: gli infermieri avranno il compito di applicarle sul campo e grazie a queste il collegamento con la centrale operativa dove sono presenti tutte le altre professionalità sarà in tempo reale, come se un intero ospedale fosse presente sul luogo dell’emergenza. Ma al di là di tutto questo, siamo pronti a discutere su un sistema organizzativo, tutte le opinioni vanno ascoltate anche perché siamo noi i primi a farlo. In questo senso invitiamo le organizzazioni che stanno dibattendo sulla questione, l’Azienda sanitaria e la Regione a riunirsi a un tavolo comune al quale possano essere esposte tutte le istanze, le perplessità e le realtà legate al modello scelto. Ma che si tenti di discutere ai danni di una professione, questo non va e chiediamo davvero a chiunque di comprenderlo perché, è bene ribadirlo, il danno maggiore alla fine è quello che si fa sul cittadino.

Il Consiglio Direttivo OPI Livorno

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