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Il monito della Lipu: stop a certe potature

Martedì 27 Dicembre 2016 — 12:01

Questa nota è soprattutto una speranza e un auspicio, sia verso le amministrazioni pubbliche che per i cittadini, affinché nei prossimi mesi non si ripetano le potature di alberi e siepi che abbiamo visto negli ultimi anni. Se vogliamo fare un bilancio sommario di quanto accaduto recentemente, tanto per fare degli esempi nel Viale Carducci sono già morti tre lecci e diversi altri non sono riusciti a ricostituire una chioma degna di tale nome. Quelli in Via Bengasi sono palesemente sofferenti e con alcune branche completamente secche; idem se si va a vedere alcuni lecci della Villa Fabbricotti, ed in particolare il grande esemplare che si trova davanti alla biblioteca dei ragazzi.
Stessa sorte per alcuni alberi in aree private, compreso quello nel giardino di una scuola privata in Via Demi (che poi è stato abbattuto) e quelli in un condominio in Via Milano. Sarà un caso che gli alberi citati erano stati sottoposti a potature drastiche, con la devastante tecnica della capitozzatura?
Se poi si passeggia sul lungomare, si vede una discreta quantità di pittospori e tamerici mezzi secchi o con rami stroncati. Anche alla Rotonda di Ardenza i pini d’Aleppo ed i lecci rivolti a mare presentano molti rami morti. Forse c’era una ragione se i sapienti giardinieri dell’800, per difendere queste piante dalla furia del salmastro, vi avevano piantato davanti delle folte siepi frangivento?
Non ci stancheremo mai di ricordare che le chiome degli alberi e delle siepi sono formidabili per rimuovere le sostanze inquinanti dall’atmosfera, polveri sottili incluse, che tanti morti provocano ogni anno a causa delle malattie all’apparato respiratorio. Proprio in questi giorni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who) ha pubblicato un rapporto dove sta scritto: “L’inquinamento atmosferico rappresenta il più grande rischio ambientale per la salute a livello mondiale, basti pensare che nel 2012 una morte su nove era il risultato di condizioni connesse all’inquinamento atmosferico; di queste morti, circa 3 milioni erano riconducibili esclusivamente a quello dell’aria in ambiente esterno”.
Vi è poi un aspetto parallelo, legato al consumo del suolo, che non deve riguardare soltanto le zone poste attorno alla città, ma anche lo stesso tessuto urbano, che purtroppo sta diventando sempre più densificato e privo di spazi aperti. Il suolo impermeabilizzato con asfalto e pavimentazioni artificiali non fa altro che favorire le alluvioni e gli allagamenti, che tanti disagi e danni economici comportano. Se si vogliono contrastare i pericolosi cambiamenti climatici e migliorare la qualità urbana, occorre sviluppare e proteggere adeguatamente gli alberi e le aree verdi urbane.

Marco Dinetti, Responsabile nazionale ecologia urbana Lipu

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