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Pascoli, perché non utilizzare la struttura per esperimenti di co-housing?

Sabato 20 Ottobre 2018 — 10:44

Ho appreso dalla stampa cittadina e da telegranducato la notizia che il Comune intende chiudere il Pascoli. Come cittadina livornese e come ex consigliera dell’Istituto Pascoli negli anni ottanta, mi permetto di esprimere la mia opinione che credo rispecchi quella di molti altri livornesi. A chi ha avuto od ha familiari anziani non gestibili in casa per varie ragioni: demenza senile, spazio e necessità di assistenza, ecc. sa come sia difficile trovare una soluzione alternativa dignitosa fuori dalle mura domestiche. Tanti anni fa si diceva “mandiamoli al Pascoli” che, pur con una lista di attesa, prima o poi poteva essere una soluzione alle famiglie. I vecchietti venivano trattati bene, mangiavano bene, il personale era qualificato e spesso c’erano attività ludiche che rallegravano queste persone. I locali erano accoglienti. Ricordo i salti mortali che facevamo nel CdA per pareggiare il bilancio, ma tra lasciti, contributi delle famiglie, la pensione quando c’era e del Comune ci riuscivamo. Mio padre aveva una pensione, la casa in cui viveva non adatta a farci convivere anche il badante, la pensione e due figli, di cui uno fuori Livorno. Conclusione. Istituto privato, con nessuna delle garanzie sopra descritte a cifre molto alte! Nell’articolo di venerdì 19 ottobre si legge che l’istituto è “sottoutilizzato” e costa troppo. Ma se non si ricovera chi ne ha bisogno, come fa ad essere utilizzato in pieno? Perchè al limite non far pagare una cifra pari a quella di una struttura privata per chi ha un reddito sufficiente? L’unica condizione per essere ammessi deve essere solo quella di morire di fame e non avere nessuno al mondo? Quale politica fa il Comune riferita al sociale per i suoi cittadini che diventano sempre più vecchi e sempre più soli? Perchè doverli mandare in strutture private prive di controlli pubblici e molto costose? Perchè non utilizzare quella e/o altre struttura anche per fare esperimenti innovativi come il co-housing dove in mini appartamenti (anche a pagamento) possono vivere piccoli nuclei di anziani autonomi, ma non del tutto autosufficienti? Lavanderia, ristorazione ed altri servizi lì ci sarebbero già. Ma forse tutto questo può essere realizzato solo altrove dove le politiche sociali ci sono davvero e dove il diritto di cittadinanza non è solo lo sbandieramento di un qualche assegno per poi smantellare tutto quello che in decine di anni amministrazioni hanno saputo costruire, come ad esempio un Istituto storico come il PASCOLI.

Gloria Crosato

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