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Pd Livorno: condividiamo la mobilitazione dei sindacati

Giovedì 4 Maggio 2023 — 18:13

La Federazione livornese del Partito Democratico esprime un giudizio positivo e aderisce alla mobilitazione unitaria promossa - a livello nazionale -  da CGIL, CISL e UIL...

La Federazione livornese del Partito Democratico esprime un giudizio positivo e aderisce alla mobilitazione unitaria promossa – a livello nazionale –  da CGIL, CISL e UIL. Condivide la piattaforma presentata per un cambiamento delle politiche economiche, industriali, sociali e occupazionali, e attualizzata con le necessarie critiche rivolte al Governo di centrodestra per le scelte compiute nelle ultime settimane e negli ultimi giorni. Tale mobilitazione, oltre a una campagna nei luoghi di lavoro, si articolerà in tre grandi manifestazioni interregionali (Nord, Centro, Sud) che si svolgeranno a Bologna (il 6 maggio), a Milano (il 13 maggio) e a Napoli (il 20 maggio). Dopo l’inaccettabile legge sugli appalti, attraverso la quale si abbassano le garanzie di trasparenza e si permettono i sub appalti senza freni e senza sicurezza nei luoghi di lavoro, proprio in questi giorni il Governo di Giorgia Meloni ha approvato provvedimenti, nella forma di decreti legge, in materia di economia e lavoro, che vanno ancora nella direzione sbagliata. Con il decreto sul lavoro del primo maggio si continua a rubare il futuro alle nuove generazioni, poiché si incentiva, si favorisce e si allarga la precarietà, la quale costituisce un fattore assolutamente negativo sia per le persone, sia per una effettiva modernizzazione degli apparati produttivi e di servizio del nostro Paese. Nel decreto legge oltre ad aumentare la precarietà nei fatti si esalta il lavoro a cottimo, si incrementano oltre ogni limite i voucher, in alcuni settori si tolgono i limiti d’età per l’apprendistato, si cassano le causali e si allungano i tempi dei contratti a tempo determinato, creando nuovi  spazi per l’applicazione sregolata degli stessi. In sintesi, rispetto alla necessità di stabilità e sicurezza, si va nella direzione opposta. Il taglio del cuneo fiscale – che di per sé è assolutamente necessario, restando un obiettivo prioritario delle forze progressiste – risulta, con gli ultimi provvedimenti governativi,  nettamente insufficiente in rapporto a un’inflazione galoppante che erode retribuzioni, pensioni e potere d’acquisto delle famiglie. Inoltre tale taglio (che incrementa di poco quello già attuato dal Governo Draghi) non è una misura strutturale che riduce in maniera permanente le tasse sul lavoro, essendo limitato al periodo Luglio/Dicembre 2023. Le risorse finanziarie dello Stato oggi sono limitate, ma dovrebbero e potrebbero essere aumentate, non togliendo ai poveri o allargando i condoni fiscali, ma con una politica di tassazione sugli extraprofitti delle Società che si sono arricchite in questi mesi spesso con la speculazione; con una seria lotta all’evasione fiscale; con una vera riforma del sistema fiscale nel suo complesso. Il Governo Meloni, invece di adeguare e migliorare il Reddito di cittadinanza, nei fatti lo sta progressivamente sgretolando aumentando le fasce di povertà già particolarmente diffuse nella società italiana. Il PD, all’interno della sua proposta generale di rilancio dell’economia e di equa redistribuzione delle risorse, oggi pone quindi l’accento su alcune priorità e urgenze. Per prima cosa occorre dire basta al lavoro povero e al lavoro precario. Serve una legge sulla rappresentanza sindacale che rafforzi la contrattazione collettiva e spazzi via il primo nemico, i contratti pirata, in quanto accordi firmati per legittimare lo sfruttamento.  Occorre fissare con una legge dello Stato un salario minimo garantito, individuando una soglia retributiva sotto la quale non si può e non si deve andare. Entro la cornice generale di lotta per le riforme, delineata nella loro piattaforma dai Sindacati nazionali (sanità, sicurezza, pensioni, casa, fisco, formazione, politiche industriali), ci preme ricordare e sottolineare un punto rivendicativo specifico importante: il rifinanziamento (a oggi negato dal Governo Meloni) dei fondi a disposizione dei Comuni per i contributi in conto affitto e per le morosità incolpevoli.

Per il Dipartimento economia e lavoro: il responsabile Alberto Brilli   

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