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Sempre più difficile vivere su di una sedia a ruote. Ecco la mia disavventura

Venerdì 9 Agosto 2019 — 09:10

Siamo tornati a scrivere per denunciare quanto sia difficile vivere su una sedia a ruote quando il mondo normodotato non capisce. Da tempo non mi capita di essere vittima di esclusione od emarginazione; di essere umiliato perché diverso. Mi era capitato alla Fortezza Vecchia ed ho deciso di non andarci più visto che le soluzioni per l’accesso erano e sono per me pericolose. Decido di partecipare ad un evento all’interno del Castel Sonnino. Evento aperto al pubblico; cena e spettacolo. Telefono anticipatamente per capire se era possibile partecipare se deambulante su sedia a ruote e se era possibile accedere con la macchina. La voce risponde di si e che non ci sono particolari problemi se non il fatto di arrivare per le 19.30 per entrare con il veicolo nel Castello.  Così faccio. Arrivo all’ingresso con il mio van attrezzato per la guida e la donna al desk mi dice  che non posso entrare, meglio che posso salire con il mezzo e poi portarlo fuori tanto c’è il servizio navetta. Spiego che sono in carrozzina, che mi avevano assicurato che sarei potuto entrare con il mezzo da me guidato e che la navetta non è attrezzata per trasportare disabili. Insisto nel chiedere di poter entrare e lasciare il mezzo all’interno perché vorrei essere e mantenere la mia indipendenza senza dover chiedere niente a nessuno; vorrei poter essere autonomo sempre e che non posso, a 54 anni continuare chiedere aiuto quando riesco a cavarmela da solo, insito per difendere la mia autonomia ritrovata. Niente da fare, chiamo un numero dell’organizzazione, rispondono che stanno scendendo, aspetto e ancora niente. La tensione sale. Mi scontro con l’operatore della navetta, in modo pesante.
Mi dicono di parcheggiare fuori. Continuo a spiegare che è pericoloso per una persona lasciare la macchina lontano perché non esiste percorso pedonale tra il parcheggio e l’ingresso del castello ed a maggior ragione se la persona si sposta su una sedia ruote, altrimenti per cosa è stata organizzata la navetta? Che la navetta non è attrezzata… Niente da fare. Preciso che sono l’unico spettatore in carrozzina, vado a parcheggiare e mi faccio contromano il tratto di strada pericolosissimo!
Le auto che arrivano da Quercianella mi trovano dietro ad una curva e mi evitano passando a pochi centimetri da me, attraverso la strada rischiando la vita e così arrivo di nuovo all’ingresso. Mi fanno pagare un biglietto intero, mi dicono che per la cena non ci sono problemi… infatti non c’è neppure un percorso accessibile, trovo una rampa ripida con scalini al centro ed un gradino di accesso…faccio spostare il tavolo.
All’interno del Castello trovo ampi spazi per le auto (vedi foto) e trovo auto e furgoni del catering e degli addetti allo spettacolo… il mio furgone non avrebbe dato fastidio a nessuno e visto che non ci sono wc accessibili neppure portatili faccio presente che dovrò fare pipì infrascato come un cinghiale…
Pago la cena che consumo in disparte, lontano dagli altri tavoli. Fine spettacolo la navetta non è stata sostituita con un mezzo attrezzato ed al buio ritorno alla macchina, rasente rasente il guardrail con telefonino illuminato e con un elevato rischio di essere preso dalle auto che contromano si sono trovati un “cretino” al buio su sedia a ruote.
Tutto questo per ? E’ andata bene ma che dire… mera diretta su facebook per denunciare il tutto ma il dolore, il peso dell’umiliazione, il sentirsi “out” fa ancora male dentro. Sarebbe bastato un cartello dove “cani e disabili qui non possono entrare”.

Fabrizio Torsi, presidente Associazione Paraplegici Livorno 

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