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Sul decreto “salva mare” il ministro ascolti i nostri suggerimenti

Martedì 2 Aprile 2024 — 10:37

È arrivato il decreto “salva mare”. Davvero il ministro Lollobrigida con il decreto emanato il 30 gennaio scorso con il quale porta da 200 a 50 gli ami...

di Michelangelo Sarti

È arrivato il decreto “salva mare”. Davvero il ministro Lollobrigida con il decreto emanato il 30 gennaio scorso con il quale porta da 200 a 50 gli ami del palamito ricreativo, pensa di aver eliminato l’illegalità, l’abusivismo, di raggiungere l’obiettivo della gestione e della conservazione delle risorse ittiche, il blocco del superamento dei 5 kg a persona di pescato ed anche lo stop alla cattura di pesci sotto misura? Se lo chiedono il Consorzio Nautico di Livorno, la FIPSAS e l’ARCI pesca provinciali. Niente di più inesatto. Una beffa e un’ingiustizia, per i pescatori ricreativi appunto che, pescano con attrezzi con un basso impatto ambientale e davvero sostenibili, come affermano i lavori pubblicati dai biologi della pesca. Ad esempio, un lavoro specifico, di respiro quasi ventennale, presentato e pubblicato negli atti del 50° Congresso della Società Italiana di Biologia Marina (SIBM), tenutosi a Livorno nel 2019, dimostrò che in nessun caso, impiegando palamiti costituiti da 200 ami per barca si superano catture medie di 5 kg. Con questo decreto il Ministro ottiene solo due cose: l’inasprimento della conflittualità tra pesca ricreativa e pesca professionale e l’impedimento a decine di migliaia di pescatori ricreativi di continuare a praticare un metodo di pesca che ha una storia è una cultura ultracentenaria. Egregio Ministro, l’illegalità e l’abusivismo non si combattono riducendo gli ami ad uno strumento poco impattante per le biodiversità e molto selettivo, bensì attraverso un cospicuo aumento dei controlli, sia in mare che a terra, delle pene pecuniarie e penali, di sistemi di riconoscimento delle imbarcazioni, nonchè geolocalizzazioni che offrirebbero un supporto e un aiuto alle forze preposte alla sorveglianza in mare. Perché, caro Ministro, i bracconieri sanno già di compiere un atto illegale e abusivo, quindi che gli ami siano 50, 200 o 1000 a loro poco importa. Se avesse, signor Ministro, coinvolto i professionisti, i ricreativi, le associazioni professionistiche e dilettantistiche, ma soprattutto un coro allargato del mondo scientifico che lavora attraverso monitoraggi prolungati, avrebbe sicuramente ottenuto proposte più serie ed efficaci. In tal senso, tenendo conto della grande esperienza che il settore della pesca ricreativa detiene e delle conoscenze acquisite, elaborate e già pubblicate, ci permettiamo di porre alla sua attenzione i nostri suggerimenti:

• portare a 100 ami a pescatore e non più di 200 a imbarcazione indipendentemente dal numero di pescatori;
• introdurre il riferimento della taglia minima, adottando ami di dimensioni maggiori o ami circolari, al fine di impedire la cattura di pesci sottomisura e all’occorrenza evitare la pesca accidentale di specie protette come certe volte accade con le tartarughe marine, mammiferi marini e squali;
• impedire la vendita illegale che comunque è già prevista per legge, obbligamondo il
pescatore ricreativo a praticare al pescato il taglio del lobo inferiore della pinna caudale
come accade in altri paesi europei mediterranei.

Il Consorzio Nautico di Livorno, la FIPSAS e l’ARCI pesca provinciali si augurano che il Ministro dell’Agicoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Onorevole Francesco Lollobrigida abbia la sensibilità e la volontà di accogliere un’istanza che proviene da decine di migliaia di cittadini che praticano questo antico sistema di pesca.

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