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Artisti di Livorno, Michele Gonnella: lo scrittore pragmatico

Giovedì 8 Giugno 2017 — 18:23

di Anna Campani

“Per i primi tempi ho vissuto la scrittura in modo saltuario. Tutto è iniziato alle elementari quando ci hanno “costretto” a fare un concorso di poesia. Vinsi con una poesia intitolata Inverno, scritta in periodo della bella stagione. Da quel giorno mi è rimasto lo stimolo ed ho continuato a “scribacchiare”.

L’ironia pungente, il fumetto che si mescola alle arti marziali, passioni che vengono fuori prepotentemente nei suoi libri, esprimendo al massimo le caratteristiche del nostro artista di oggi. Tra un tè preso tra le atmosfere zen e il gusto di buon caffè abbiamo incontrato Michele Gonnella, abbiamo conosciuto lui e il suo mondo, la sua vita fatta di allenamenti, degustazioni e un bel po’ di determinazione.

Spesso le idee e l’ispirazione arrivano nei momenti più impensabili.

“Esatto. Con il passare del tempo avevo sempre più idee, spunti per trame interessanti e quindi per paura di dimenticarle ho cominciato ad andare in giro con un taccuino. Trame che diventavano sempre più dettagliate, tanto che si trasformavano in libri”.

Il tuo libro “Manuale di Rissa Dé Bello Tabernae” com’è nato?

“Questo è un misto di passione per le arti marziali, storia e riferimenti a Bud Spencer e Terence Hill, il tutto mescolato nella location dei pub. Da queste varie cose ho deciso di scriverne una goliardata.”

Di Cosa parla questo libro?

“È un manuale di rissa scritto alla Bud Spencer e Terence Hill come se l’autore fosse un mio antenato del 1600, garfagnino. Perché lo sono anche io, mezzo lucchese. Mezzo Lucchese e mezzo Livornese è brutta la cosa…”.

Quanto c’è di te in questo particolare personaggio?

“In realtà questo personaggio è un po’ il mio opposto, perché è un mercenario di quelli vili, cattivi, ignoranti. Questo non è il primo libro che ho scritto, ho deciso volutamente di allontanarlo da me in modo spiccato, perché in precedenza avevo messo davvero troppo di me nei personaggi. Il primo libro che ho scritto è un Thriller e dovrebbe uscire tra circa un anno. Il libro s’intitola “Oltre la Nebbia”, con il sottotitolo di “Strige Nero”, perché penso proprio che questa mia idea diventerà almeno una”.

Di cosa parla questo tuo primo libro?

“Parla di questo tizio che si è fatto una vita in nord Europa. Convive con la sorella dopo che sono scappati dalla vita familiare. In un secondo momento scopre che il suo passato è tutto una grande menzogna, il problema principale è che questa bugia, questa finizione l’ha inventata lui stesso”.

I tuoi personaggi ti parlano mai? Cosa abbastanza inquietante ma vera per coloro che scrivono

“Diciamo che più che parlarmi mi rompono le scatole. Fanno gli affari loro, completamente, senza che io spesso riesca a gestirli. Hanno una sorta di autonomia. Spesso scrivo cose che non sapevo fossero successe, proprio per questo fatto che i personaggi prendono in mano la storia”.

In che momento della giornata ti piace scrivere e dove?

“Quando posso, mi ci metto. Anche se dopo cena devo dire che non riesco, sono troppo rilassato, e poco ispirato. La cosa principale però è che intorno a me non ci siano nessuno, esclusi i miei gatti. Mi piace scrivere a casa, principalmente, perché è lì la mia base. Ultimamente però scrivo anche in una Sala da Tè, visto che sto portando avanti altri due libri e uno di questi è proprio sul tè. Al momento il titolo è provvisorio, “ChaGakure”, ovvero, “Conversazioni sul tè”.

Parlaci un po’ di queste “conversazioni” ….

“È tratto da un testo classico giapponese, che in italiano si intitola “Conversazioni sotto le foglie”. È un giovane samurai che incontra un vecchio monaco e diventa suo allievo filosofico. Qua ci sono veramente tutto, mi sono praticamente sostituito all’allievo”.

Parliamo un po’ della tua altra passione, quella delle arti marziali e le rivisitazioni storiche

“Con le arti marziali è iniziato tutto quando ero bambino, mi piacevano, le ho scelte come disciplina e poi non ho più smesso. Le ho ampliate con il tempo inserendo in esse punti di vista storici e filosofici. Poi mi sono una po’ stancato della cosa e ho deciso di dedicarmi a qualcosa di più occidentale, così ho scelto la scherma medievale. Alla lunga sono però tornato alle origini, riportandomi alla scherma storica”.

Come vivi la scrittura e cos’è per te?

“A livello pratico è un promemoria. Ho delle idee e me le segno, tutto con estrema tranquillità. Andare in giro con il mio taccuino ammazza la mia ansia di perdere, appunto, le idee che mi vengono durante il giorno. Da un lato più filosofico, la vedo come una disciplina, perché comunque ti devi organizzare per scrivere, ci devi studiare sopra. Sono uno scrittore organizzato, faccio quello che mi serve, né più né meno, per portarla avanti. Sono un pragmatista puro”.

Se tu dovessi definire il tuo genere letterario, perché da quello che ci stai raccontando spazi molto da questo punto di vista.

“Direi che vado dal thriller alla falsa satira”.

Dieci anni fa avresti pensato di diventare scrittore e come ti vedi, da questo punto di vista, tra dieci anni avanti?

“Dieci anni fa mi fermavo a sperarci, mi piaceva l’idea ma non avevo mai concretizzato. Tra dieci anni, togliendo che sarà sicuramente più “fulminato” di ora, ci sono buone possibilità che io continui a scrivere. Perché le idee ci sono, i rubinetti funzionano. Direi che ho la garanzia per altri tre anni almeno”.

I libri di Giovanni Gonnella:

Dé Bello Tabernae (Pubblicato)

In uscita, con titoli provvisori:

EnjouGakure e Oltre la nebbia – Strige Nero (primo di una trilogia)

ChaGakure (Conversazioni sul Tè)

 

 

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