“Artisti di Livorno”. Cagna, la pittura e l’arte di un tempo
di Anna Campani
“Sin dai tempi del liceo, i professori di materie “serie” come matematica o italiano, a noi dell’artistico ci chiamavano “ciucciapennelli”. Con una battuta, un ricordo e un sorriso iniziamo la nostra intervista con Gualtiero Cagna, pittore, inventore della sua arte. Regole e costrizioni non hanno mai fatto parte di lui, del suo esprimersi con i colori, del suo creare. “Non ho mai cercato una ditta per farmi assumere, ma ho sempre cercato di lavorare in proprio, spaziando tra le decorazioni classiche, murales moderni, scenografie per villaggi e negozi vari. Ho sempre voluto lavorare in proprio perché per me la libertà è un valore fondamentale”. Un’idea la sua diventata esigenza, una strada intrapresa che ricorda i vecchi artisti di un tempo, quando i dipinti venivano commissionati. “Prendiamo la classica bottega d’arte della Toscana rinascimentale; il committente andava dall’artista e gli esponeva la sua idea di realizzare una madonna, un ritratto, una targa da esporre fuori da suo negozio. L’artista realizzava dei bozzetti con le sue proposte in merito, e se si accordavano sul prezzo veniva svolta la commissione”.
Come si svolge quindi il tuo lavoro?
“Il mio lavoro si svolge allo stesso modo, i miei committenti sono privati che vogliono abbellire le loro case, ma soprattutto locali pubblici, ristoranti, pizzerie, discoteche, bar”.
Pensi che si possa vivere di questo? Un mestiere come il tuo o che comunque riguarda appunto l’arte è ancora concepito in Italia o spesso le porte vengono chiuse?
“È molto difficile rispondere a questa domanda. Negli anni ho visto ottimi artisti di ogni genere non riuscire a vivere del proprio lavoro, ma ho visto anche persone improvvisate, quelli che io chiamo “artistoidi” riuscire a vendere la loro aria fritta. Ma ho visto e vedo anche persone capaci, umili, e curiose, riuscire a farsi spazio in questo mondo. Credo che serva essere molto testardi e sicuri di ciò che si vuole, e anche capire che non si è mai arrivati. Si ha sempre molto da imparare e da migliorarsi, ed è come mi sento io”.
Qual è la cosa che ami di più dipingere? Senza lavori di commissione, tu e i tuoi colori, in questo momento.
“I miei soggetti preferiti sono in genere nudi femminili, mostri dei bestiari, grottesche e tematiche legate a rivisitazioni di miti e leggende. La mia ricerca personale tende al sincretismo tra pittura e decorazione, antico e moderno, sono alla ricerca di un equilibrio tra questi modi di esprimersi, anche qui il mio modello è il passato; l’artista antico era molte cose pittore, decoratore, scultore, architetto”.
Nel tuo lavoro o comunque nell’arte di questo tipo quanto conta il talento naturale e quanto lo studio?
“Secondo me il talento naturale e lo studio dovrebbero essere sinergici, penso che servano entrambe le cose per essere completi. La “formula magica” non esiste, ma penso che una persona portata per le discipline artistiche, che ci si dedichi con amore e costanza possa raggiungere alti livelli tecnici e stilistici”.
Che studi hai svolto?
“Dopo il diploma sperimentale con indirizzo artistico, mi sono laureato all’Accademia Di Belle arti di Firenze nell’indirizzo Pittura, discutendo una tesi sui bestiari medievali. Ed ho poi continuato gli studi a Pisa, Beni culturali con indirizzo in Storia dell’arte Moderna, ma per mancanza di tempo mi sono fermato a metà degli esami previsti per finire, magari un giorno riprenderò accompagnato da una badante”.
Hai un pittore che ha segnato questa tua passione o un artista alla quale t’ispiri quando lavori?
“Più che un pittore in particolare, il mio modello sono gli artisti rinascimentali toscani, se dovessi sceglierne uno tra questi sicuramente Leonardo da Vinci, che incarna la summa di quello che per me dovrebbe essere un artista, tra i moderni sicuramente Picasso. E poi ho avuto la fortuna di avere un maestro in carne ed ossa, (che è diventato anche un carissimo amico) un artista, Franco Dell’Innocenti, che in questi tanti lustri di collaborazione frequentando la sua bottega, mi ha insegnato l’amore per le antiche tecniche della tradizione”.
I giovani e l’arte, la pittura. Pensi che ci sia ancora la voglia di tirare fuori pennelli e tele e dare libero sfogo a quello che si sente? Oppure pensi che i giovani di oggi facciano fatica a scegliere la tua strada?
“Non mi sento di fare un’analisi sociologica, però la mia sensazione è che ci sia la tendenza a cercare delle scorciatoie, mentre quello dell’artista è una professione bella e terribile, che ha bisogno di applicazione, di studio, di delusioni, di successi, poi magari se sei fortunato e testardo, trovi il modo di ritagliarti i tuoi spazi”.
Quando lavori hai qualche rituale particolare? Gesti che fai ogni volta? Una musica in sottofondo?
“Senza musica non posso lavorare, ed amo la compagnia di un buon sigaro toscano, generalmente al gusto anice, e poi la mia amata pipa”.
Qual è il momento della giornata che preferisci per dipingere?
“Ho spesso delle consegne da rispettare, quindi lavoro quando serve, però il momento della giornata in cui lavoro più volentieri è la notte, il clima che preferisco per lavorare è autunno\inverno, e stare tra i colori mentre piove non ha prezzo”.
Oltre alla pittura hai altre passioni?
“Ho cantato per tanti anni quando facevo le serate come animatore, adesso mi dedico ai balli caraibici, ed anche se ho sempre meno tempo libero cerco di andare almeno una o due volte alla settimana, il ballo per me è totale libertà di espressione. Amo il mare, ed appena posso scappo con la mia moto verso qualche scoglio. Ho viaggiato molto e spero di poterlo fare ancora molto in futuro, mi piace leggere, classici, saggi, romanzi storici, fantasy, fantascienza e fumetti. Quando sono nel mio “buen ritiro” in campagna mi piace dedicarmi al giardinaggio, e passare un po’ di tempo con i miei due cani, i miei tre gatti, galline, tartarughe e pesci rossi…un’arca di Noe’”.
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