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Bestiario social e letteratura fantastica. Sipario su Il Senso del Ridicolo

Lunedì 1 Ottobre 2018 — 08:09

Domenica pomeriggio dedicata alla letteratura fantastica. Lipperini: "La letteratura fantastica è spesso considerata epica e quindi seria, ma non sempre è così"

di Giulia Bellaveglia e Letizia D’Alessio

Giornata conclusiva, quella del 30 settembre, per la terza edizione del festival umoristico Il senso del ridicolo. Ad allietare gli spettatori domenica pomeriggio è stata Loredana Lipperini con “Un umorismo fantastico” (foto in pagina di Simone Lanari). Scrittrice e conduttrice radiofonica, Lipperini ha guidato gli ascoltatori in un viaggio attraverso la letteratura fantastica che, esattamente come la tutta la letteratura, include personaggi ed episodi chiaramente umoristici. Spesso, o quasi sempre, i personaggi umoristici sono quelli risolutivi, senza i quali il pensoso eroe non riuscirebbe a portare a termine la propria missione.
Numerosi gli aneddoti fantastico/umoristici raccontati dalla scrittrice, a partire dal nostro Paese con l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto e Le cosmicomiche di Italo Calvino fino alla letteratura fantastica internazionale come Il signore degli anelli di John Ronald Reuel Tolkien, Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Noël Adams e Cronache del ghiaccio e del fuoco di George Raymond Richard Martin, serie di romanzi su cui è basata la famosissima serie televisiva Il trono di spade.
“Spesso il contesto della letteratura fantastica è considerato epico e quindi serio – ha spiegato Lipperini – Ma pensate a che cosa sarebbe stato Il signore degli anelli senza la risata spensierata degli hobbit, una risata che è un vero omaggio alla vita. Addirittura nell’universo di Arda creato da Tolkien anche gli spiriti come Tulkas ridono: “e Arda si colmò del suono della sua risata.” Cita la descrizione di questo personaggio nel libro”.
“Anche nella seguitissima serie Il trono di spade troviamo personaggi fantastici umoristici – ha aggiunto Lipperini – Basti pensare a Tyrion Lannister, personaggio con un grande senso dell’umorismo e di autoironia che spesso finisce addirittura per cacciarlo nei guai”.
La conversazione si è poi conclusa con il racconto di alcuni episodi molto divertenti di Arthur Dent, protagonista della serie di romanzi di fantascienza umoristica Guida galattica per gli autostoppisti.
Il bestiario social – Non passa giorno che la maggior parte di noi entri sui social network e ci capiti di leggere post di ogni genere, incontrando una molteplicità di tipologie di utenti. Tanto che, a volte, potremmo paragonare quello spazio virtuale a uno zoo. A questo è stato dedicato l’incontro ‘La fattoria degli animali social. Piccolo bestiario autoironico della rete’ con la sociolinguista che gestisce il profilo Twitter dell’Accademia della Crusca Vera Gheno e Bruno Mastroianni, filosofo e autore e social manager de ‘La Grande Storia’ che hanno descritto la fattoria degli animali (riprendendo il romanzo di George Orwell) da tastiera. Si parte con l’elefante nella cristalleria: sono gli utenti che credendo di scrivere dei post ironici pensando di far ridere in realtà stanno mandando un messaggio che urta la sensibilità altrui. Un esempio della specie si può ritrovare in un’azienda che coniò il nome per uno smalto per unghie con un intento umoristico, che invece venne percepito come un insulto razzista. L’azienda ha così dovuto presentare le sue scuse e cambiare nome al prodotto. Il secondo animale che troviamo in rete e in particolare sui social è il ‘grillo parlante’, ovvero colui o colei che vanno in giro col dito alzato a fare notare a tutti gli errori che commettono. Poi ci sono, soprattutto in questo periodo storico, i leoni da tastiera: utenti che scrivono ai colleghi del web in modo aggressivo, talora offendendo o screditando l’altro. Ma per Gheno e Mastroianni i leoni talvolta sono facili da ammansire, trasformandosi in cavalli da dressage. Ancora possiamo trovare i lemming: utenti che danno tutti la solita risposta senza però leggere i commenti precedenti. La lista continua con il triceratopo o più precisamente l’effetto triceratopo: il primo istinto che avvertiamo quando guardiamo la bacheca su Facebook è quello di chiederci se il post che vediamo è pro o contro di noi. Spesso infatti nella giungla dei social ci capita di scrivere (e di indignarsi) senza conoscere o conoscere poco l’argomento che viene trattato. Simile al grillo parlante è il gorilla che sferza la persona che ha sullo schermo, quando fa un errore, a migliorare il suo livello culturale. E infine sulla rete e sui social si hanno i più classici squali, sciacalli e gattemorte, ma anche i cagnolini, ovvero le persone che cercano sempre di attirare l’attenzione e soprattutto i pappagalli che condividono post relativi a notizie varie senza verificarne l’attendibilità.

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