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Adescamento di minori e minaccia, in carcere 47enne

Mercoledì 17 Maggio 2023 — 09:39

L'uomo era riuscito a conquistare la fiducia della minore, 11 anni, su una piattaforma social dichiarando di essere un amico del padre. La Squadra Mobile lo ha rintracciato e condotto alle Sughere per l’espiazione della pena residua dopo che la sentenza è diventata definitiva alcuni giorni fa

Nel pomeriggio del 15 maggio la polizia, in esecuzione di un ordine per la carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Livorno, ha rintracciato e condotto in carcere un 47enne livornese condannato per i reati di adescamento di minori e minaccia. L’uomo, si legge in un comunicato stampa del 17 maggio, era stato identificato e indagato dalla Squadra Mobile livornese nel marzo 2019 per aver adescato sui social network una bambina di 11 anni, con la quale aveva intrattenuto colloqui e contatti anche con l’invio di foto a sfondo sessuale. Una di queste conversazioni era stata trovata dalla madre della minore durante un controllo sul telefono della figlia, che immediatamente le aveva raccontato dei numerosi e ripetuti contatti e richieste dell’uomo. Il 47enne era riuscito a conquistare la fiducia della minore, ottenendo la sua “amicizia” su una piattaforma social, dichiarando di essere un amico del padre. Le conversazioni, protrattesi per circa due mesi, si erano fatte sempre più esplicite e sempre più rivolte ad aspetti riguardanti la sfera sessuale. L’uomo aveva cercato di incontrare la bambina per strada, prosegue la nota stampa, cercando di darle un appuntamento e chiedendole con insistenza di andare in un posto appartato, evento non verificatosi per cause indipendenti dall’uomo. Successivamente alla presentazione della denuncia da parte della madre della bambina, l’uomo si era recato, travisato, nei pressi della palestra della scuola frequentata dalla minore, osservandola da lontano e facendo in modo che la piccola lo notasse e lo riconoscesse mentre, con le compagne di classe, entrava negli spogliatoi della struttura. Per tutti questi fatti l’uomo – già arrestato all’epoca dei fatti e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per oltre un anno – era stato condannato in primo grado ed in appello alla reclusione di anni 2, mesi 4 e giorni 20, oltre alle pene accessorie ed alle misura di sicurezza del divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che prevedano contatto con i minori; la sentenza è diventata definitiva alcuni giorni fa e gli investigatori della Squadra Mobile, su disposizione della locale Procura della Repubblica, lo hanno rintracciato (nella sua abitazione nel centro di Livorno) e condotto alle Sughere per l’espiazione della pena residua.

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