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Antiriciclaggio, nel mirino 250 persone

Martedì 13 Settembre 2016 — 10:08

Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, sul territorio della provincia di Livorno, nel solo 2015, sono stati trasferiti all’estero, in gran parte mediante il circuito delle agenzie di money transfer, oltre 31 milioni di euro

Nell’ambito delle attività investigative, collegate anche all’intensificazione dell’azione di contrasto all’economia illegale e sommersa durante la stagione estiva 2016, i dipendenti Reparti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, in linea con gli indirizzi operativi forniti dal Comando Generale, hanno implementato gli accertamenti antiriciclaggio mediante l’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette ed intensificato, tenuto pure conto del quadro generale delle attività di contrasto e prevenzione del terrorismo, i controlli nei confronti delle agenzie di money transfer.

Sotto il profilo antiriciclaggio, sono state investigativamente approfondite le segnalazioni di operazioni sospette, le quali, in generale – una volta generate da banche, uffici postali, professionisti ed altri operatori non finanziari – pervengono ai Reparti del Corpo arricchite dai dati emergenti dalla preliminare analisi dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza.

Dal 1° gennaio del c.a. ad oggi, le unità territoriali del Comando Provinciale di Livorno hanno approfondito 120 segnalazioni operazioni sospette, con accertamenti finanziari ed investigativi che hanno riguardato 258 tra persone fisiche e giuridiche, le quali hanno movimentato (soprattutto mediante versamenti e/o prelevamenti allo sportello, assegni e bonifici bancari) oltre 30 milioni di euro.

Di queste segnalazioni, circa 30 sono state acquisite dall’Autorità Giudiziaria locale e sono confluite in fascicoli di indagine già esistenti, per lo più afferenti reati economico-finanziari (tra, cui reati fiscali e fallimentari), in quanto ritenute utili per lo sviluppo delle indagini di polizia giudiziaria; ulteriori segnalazioni hanno consentito, invece, di attivare – previi, naturalmente, specifici riscontri ed accertamenti – altrettanti nuovi procedimenti penali, per mendacio bancario, truffa e abusiva attività finanziaria, con la denuncia alla locale Procura della Repubblica dei soggetti responsabili. Ad esempio, nel caso del mendacio bancario, è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria un amministratore di una società di Livorno che ha ottenuto da un istituto bancario finanziamenti dietro la presentazione di dati non veritieri relativi a fatture emesse a favore di clienti.

Ulteriori segnalazioni sospette hanno permesso di appurare la commissione di infrazioni amministrative a carico di 11 soggetti, tra cui 10 persone fisiche, per aver posto in essere trasferimenti di denaro contante per complessivi 133.000 euro, ciascuno dei quali superiore alla soglia di legge (pari ad euro 3.000 a far data dal 1° gennaio 2016, con sanzione amministrativa pecuniaria applicabile dal 1% al 40% dell’importo trasferito).

E’ stato, inoltre, verbalizzato un ulteriore soggetto per violazioni alla disciplina della identificazione della clientela prevista dal decreto legislativo antiriciclaggio (D.Lgs n. 231/2007). Da febbraio di quest’anno, a seguito della depenalizzazione, tale violazione è punita ora con una sanzione amministrativa determinata tra 5.000 e 30.000 euro.

L’obbligo di adeguata verifica – previsto per tutti gli operatori finanziari e non finanziari, di procedere alla corretta identificazione del clienti e dei titolari effettivi dei rapporti continuativi (in particolare, dei conti correnti) o occasionali ovvero delle prestazioni professionali – costituisce una misura preventiva antiriciclaggio rilevantissima in quanto consente di superare schermi societari fittizi o di risalire ai soggetti retrostanti a persone fisiche mere prestanome.

Si tratta di un adempimento che sarà reso ancora più incisivo allorquando il legislatore nazionale recepirà la IV direttiva comunitaria antiriciclaggio, la quale prevede, tra l’altro, l’onere di istituire, presso ciascuno Stato membro, un “registro centralizzato”, accessibile non solo dalle Autorità competenti, contenente le informazioni sulla proprietà effettiva di società, enti giuridici e trust, con l’obiettivo di innalzare il livello di trasparenza e di efficacia del sistema di prevenzione.

Nella stagione estiva in corso ed, in particolare, nel mese di agosto appena passato, sono stati effettuati, altresì, mirati controlli sui servizi di rimessa di denaro, per prevenire condotte finalizzate all’utilizzo dei circuiti di pagamento alternativi ai canali bancari sia per finalità di riciclaggio di proventi illeciti che per possibili operazioni destinate al finanziamento del terrorismo.

Sono stati, in particolare, eseguiti accertamenti presso sportelli di money transfer, ubicati nella città di Livorno ed a Cecina, che hanno permesso di analizzare operazioni di trasferimento di denaro eseguite da numerosi soggetti, sia italiani che di nazionalità extracomunitaria, di cui taluni gravati da precedenti di polizia.

L’effettuazione dei controlli “sul posto” ha lo scopo, peraltro, di evitare casi di “aggiramento” delle regole che sovrintendono a tali servizi, fra cui il divieto di frazionamento artificioso dei pagamenti al di sotto della soglia di legge, fissata – per gli operatori in argomento – in 1.000 euro, oppure la fittizia intestazione delle transazioni a prestanome.

Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, sul territorio della provincia di Livorno, nel solo 2015, sono stati trasferiti all’estero, in gran parte mediante il circuito delle agenzie di money transfer, oltre 31 milioni di euro (circa il 0,6% del totale nazionale pari ad oltre 5,2 miliardi di euro), di cui 6,12 mln di euro verso la Romania, 4,55 mln verso il Senegal, 1,78 mln di euro verso la Repubblica Domenica, 1,75 mln di euro verso le Filippine, 1,75 verso il Marocco, 1,73 mln di euro verso il Perù e 1,43 mln alla Repubblica Popolare Cinese. Si tratta di denaro movimentato attraverso circa 150 agenti abilitati ad operare nella provincia labronica.

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