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Casa popolare con 44mila euro di reddito. I dati

Lunedì 13 Marzo 2017 — 08:19

Nel mirino delle fiamme gialle sono finiti in tanti che dichiaravano un reddito più basso del reale per poter abitare in una casa da 13 euro di affitto al mese

Nell’ambito dell’attività svolta a tutela della spesa pubblica locale, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno hanno svolto negli ultimi mesi – sulla base anche della collaborazione fornita da CASALP S.p.A. (Casa Livorno e Provincia S.p.A) – una serie di riscontri tesi a verificare la congruità dei dati reddituali indicati nelle autocertificazioni biennali presentate da una serie di assegnatari di alloggi di edilizia residenza pubblica, per l’eventuale adeguamento dei canoni di locazione.

Gli accertamenti, svolti da personale del Nucleo di Polizia Tributaria di Livorno, hanno permesso di riscontrare – con riferimento alle autocertificazioni presentate nell’anno 2013 (relativi ai redditi 2012) per il calcolo del canone di affitto dovuto per l’anno 2014 – trentacinque casi di mendaci dichiarazioni (circa il 50% del totale riscontrato) con l’appuramento di altrettante ipotesi di malversazione ai danni dello Stato, per aver conseguito indebitamente un illegittimo beneficio corrispondente agli importi dovuti e non versati alla società partecipata Casalp, con un danno complessivo pari ad oltre 24 mila euroIn questo contesto, due soggetti sono stati denunciati (in concorso tra loro) alla Procura della Repubblica di Livorno, avendo superato l’importo indebito di 4 mila euro previsto dalla legge come soglia di rilevanza penale, mentre altre trentaquattro persone sono state destinatarie di sanzioni amministrative per oltre 58 mila euro, pari al triplo dell’illegittimo beneficio conseguito, oggetto di segnalazione alla locale Prefettura. Si tratta, più in dettaglio, di 21 soggetti assegnatari di alloggi popolari a Livorno, 6 a Piombino,  3 a Cecina, a Rosignano Marittimo e 2 a Portoferraio.

Gli alloggi popolari riguardanti il Comune di Livorno sono ubicati nei quartieri Colline, Coteto, Garibaldi, Sorgenti/Corea, Scopaia e Shangay.  Più in particolare, sono stati riscontrati 29 casi di autocertificazioni con l’indicazione di redditi (riconducibili all’intero nucleo familiare dell’assegnatario) pari a zero, a fronte, invece, di sette situazioni reddituali ufficiali rilevate superiori a 15.000 euro, quattro casi con redditi compresi tra 10 e 15 mila euro e ulteriori sei casi con redditi conseguiti rientranti nella fascia tra 5 e 10 mila euro, derivanti per lo più da attività di lavoro dipendente o autonomo. L’autocertificazione con redditi nulli consente all’assegnatario di beneficiare del pagamento del canone minimo mensile pari, a quel tempo, ad euro 12,91. L’episodio più rilevante va ricondotto a due soggetti denunciati all’Autorità Giudiziaria; si tratta di due fratelli – di origini marocchine, appartenenti ad un nucleo familiare di sei persone – a cui è stato assegnato, nell’agosto 2012, un alloggio popolare nel Comune di Cecina.
A fronte di tale assegnazione, il 20 dicembre 2013, veniva presentata un’autocertificazione, relativa all’anno d’imposta 2012, in cui veniva attestato falsamente dai due fratelli lo stato di disoccupazione, pur avendo loro stessi conseguito, in quell’anno, un reddito di impresa complessivo pari a 44 mila euro, frutto dell’esercizio di due separate attività di ambulante nel settore dell’abbigliamento. Peraltro, il nucleo familiare risulta intestatario di ben otto autoveicoli, tra cui  quattro autovetture acquistate (usate) nel 2013, di cui due furgoni e un Mercedes Classe A. In virtù di tale reddito, il nucleo familiare avrebbe dovuto corrispondere alla CASALP, per l’alloggio assegnato, 418 euro mensili, anziché l’importo minimo previsto dal regolamento.

Due altri nuclei familiari, assegnatari rispettivamente di due alloggi popolari a Piombino, con redditi complessivi superiori a 17 mila euro, avrebbero dovuto corrispondere mensilmente un affitto di circa 100 euro (con una maggiorazione pari 60-70 euro). In particolare, un assegnatario di Piombino, all’epoca dell’autocertificazione prodotta con redditi zero, era inserito in un nucleo familiare di 4 persone, con un figlio con regolari redditi da lavoro dipendente da una nota azienda locale operante nel settore della siderurgia.

L’altro assegnatario piombinese fa riferimento sempre ad un nucleo familiare di quattro persone, in cui la moglie e il marito sono risultati percettori di redditi derivante da lavoro dipendente (per conto di un negozio di biancheria e di un’attività di impianti elettrici).

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