Falso “made in Italy”: sequestrata partita in porto
La merce sequestrata, 300 capi di abbigliamento realizzati all’estero, principalmente in Tunisia, avrebbe consentito un guadagno di 20 mila euro
Sequestrati nel porto 300 capi di abbigliamento destinati a una società. L’attività, grazie al lavoro di squadra tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Livorno, ha consentito di interrompere un meccanismo fraudolento che prevedeva l’applicazione dell’indicazione di provenienza “made in Italy” su vari tipi di capi di abbigliamento realizzati all’estero, principalmente in Tunisia. Le fiamme gialle della Compagnia di Livorno sono state insospettite dalle modalità con le quali erano state apposte le etichette d’origine. L’abbigliamento, soprattutto intimo femminile, recava sui capi sia l’etichetta “made in Tunisia”, posta in modo da facilitarne la veloce asportazione senza intaccare l’integrità degli indumenti, sia quella “made in Italy”. Una volta giunte presso i magazzini aziendali, le etichette sarebbero state rimosse per lasciare solo quelle “made in Italy”, traendo in inganno il consumatore finale circa la reale origine del prodotto. Il rappresentante legale dell’azienda italiana, nato a Prato, classe ’37, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria labronica. La merce sequestrata, se fosse stata venduta, avrebbe consentito un guadagno di 20 mila euro.
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