Fino a 5mila euro per matrimoni fittizi, incastrati in 7. Blitz della Mobile
Per tre di loro è scattato il carcere, per gli altri 4 domiciliari con dispositivo elettronico di controllo. Inoltre 15 perquisizioni in Italia nei confronti di altrettanti stranieri. Indagini della squadra mobile da ottobre 2018
La squadra mobile di Livorno (nella foto il dirigente Crispi), dalle prime ore dell’alba del 31 maggio, ha eseguito 7 misure cautelari nei confronti di 4 livornesi e 3 napoletani ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina (clicca qui per il video diffuso dalla polizia). Per G.R, classe 56, I. F., classe 1942 e V.A., classe 1970, è scattata la misura cautelare della custodia in carcere. Per S. R, classe 1954, D. F., del 1961, M. S., del 1982 e D. R. cl.1968 è scattata la misura cautelare degli arresti domiciliari con dispositivo elettronico di controllo.
Tutto ha avuto inizio nell’ottobre del 2018 quando l’Inps di Livorno ha segnalato alla Mobile l’esistenza di rapporti lavorativi domestici, definiti “sospetti” perché mancanti di alcuni requisiti richiesti, in cui tre indagati figuravano come datori di lavoro di numerosissimi cittadini stranieri. Le indagini – consistite nell’acquisizione di documentazione amministrativa nei diversi Uffici Immigrazione del territorio italiano, nella disamina di documentazione bancaria e nelle intercettazioni telefoniche – hanno consentito di accertare che tre di loro, coadiuvati dagli altri quattro, si legge nel comunicato della questura, “hanno posto in essere un articolato e ben collaudato sistema diretto a favorire, mediante la realizzazione di matrimoni fittizi con cittadini italiani, la permanenza illegale di cittadini stranieri che in tal modo ottenevano, pagando un corrispettivo che poteva arrivare anche a 5mila euro, il permesso di soggiorno”.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari sono state eseguite alcune perquisizioni anche con la collaborazione delle Squadre Mobili di Roma, Mantova, Lecco, Sondrio e Bergamo e Parma nei confronti di 15 cittadini stranieri di diversa nazionalità tutti ritenuti responsabili del reato previsto e punito dagli artt 48 e 479 c.p. avendo indotto in errore, mediante la produzione di documentazione fittizia (contratti di lavoro, buste paga, CUD), i pubblici ufficiali preposti al rilascio dei permessi di soggiorno.
Sono ancora in atto indagini volte a verificare ulteriormente la posizione di cittadini stranieri che hanno utilizzato contratti di lavoro inesistenti, sia pur regolarmente denunciati, per ottenere un titolo di soggiorno.
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