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Frode al Fisco, maxi sequestro. Nei guai imprenditrice nel settore della pasticceria

Lunedì 4 Giugno 2018 — 08:48

Nel mirino delle fiamme gialle una donna di 78 anni. Secondo gli inquirenti aveva circa 700.000 euro di debiti verso l’Erario per cartelle esattoriali non pagate e per un avviso di accertamento elevato dall'ufficio finanziario all'indomani di un’ispezione fiscale

I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, nelle prime ore della mattina di lunedì 4 giugno, hanno dato esecuzione su ordine della procura della Repubblica di Livorno ad un decreto – emesso dal gip Antonio Del Forno – finalizzato al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, quote societarie e di immobili conferiti fittiziamente da un’imprenditrice livornese in un trust.

Come si legge nell’articolato comunicato inviato alle redazioni il 4 giugno in cui sono state diramate le iniziali della persona indagata, il provvedimento scaturisce dalle indagini condotte dal 1° Nucleo Operativo del gruppo della guardia di finanza di Livorno – sotto il costante coordinamento della Procura di Livorno della Repubblica nella persona del sostituto procuratore Sabrina Carmazzi – nei confronti di C.S., settantottenne imprenditrice livornese attiva nel settore della produzione di pasticceria con circa 700.000 euro di debiti verso l’Erario per cartelle esattoriali non pagate e per un avviso di accertamento elevato dall’ufficio finanziario all’indomani di un’ispezione fiscale. Le investigazioni condotte dai finanzieri hanno svelato come l’imprenditrice, con il fine di rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte dell’Erario, si fosse spogliata sul finire del 2016 dei beni mobili e immobili di proprietà (un villino con due annesse autorimesse a Collesalvetti e due appartamenti a Livorno uno nel centro cittadino, l’altro all’Ardenza del valore di circa 550.000 euro e quote sociali) conferendoli in un trust e conservando la proprietà solo di un fondo commerciale a Livorno in disuso del valore di 60.000 euro.
Si tratta del terzo cosi detto“sham trust” individuato dai militari di Livorno nell’ultimo anno con conseguente sequestro di beni ivi fittiziamente conferiti.
La non genuina finalità dell’operazione immobiliare architettata da C.S. – si legge ancora nella nota della finanza – non è passata inosservata alle fiamme gialle livornesi. Analizzando i contratti stipulati dall’imprenditrice, è, infatti, venuto alla luce come la stessa avesse, in buona sostanza, ceduto solo formalmente i suoi beni al trust, continuando ad avere un potere di ampia gestione e controllo del patrimonio immobiliare e della società di cui si era apparentemente spogliata. La creazione del trust è così risultata essere stata attuata al solo fine di sottrarre alla procedura di riscossione coattiva il consistente patrimonio immobiliare e mobiliare: l’imprenditrice è stata, dunque, denunciata per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte alla procura della Repubblica di Livorno (reato che prevede la pena, nel caso di specie, della reclusione sino a sei anni). In sede di esecuzione del provvedimento cautelare, nella mattina di lunedì 4 giugno, i militari hanno provveduto a ricostruire – anche valorizzando il patrimonio informativo a disposizione attraverso le molteplici banche dati in uso al Corpo – il patrimonio oggetto di fittizia spoliazione, per un valore complessivo di circa 700.000 euro, sottoponendo a vincolo nella forma “diretta” disponibilità finanziarie, quote sociali e tutti gli immobili sottratti all’esecuzione fiscale, oltre (con sequestro “per equivalente”) al fondo commerciale.

Cos’è un trust – Il trust, dal significato letterario di “fiducia” o “affido”, è un istituto giuridico di matrice anglosassone che da lungo tempo è stato recepito nell’ordinamento italiano attraverso il quale un soggetto disponente (definito settlor) aliena beni o diritti di sua proprietà al trust, affidandoli alla gestione di un soggetto terzo che viene definito trustee: in questo modo i creditori del settlor (compreso, quindi, l’Erario) non possono soddisfarsi sui beni conferiti nel trust in quanto questi sono nella disponibilità del trustee. Talora, si assiste, tuttavia, ad utilizzi impropri di questo strumento giuridico che, essendo diretto alla creazione di un patrimonio autonomo e segregato rispetto al disponente, può prestarsi, in chiave patologica, a possibili finalità fraudolente, come è stato il caso dell’operazione attuata dall’imprenditrice livornese.

Le attività d’indagine eseguite si collocano tra quelle volte – anche nel solco tracciato dalle direttive impartite nel nuovo “Manuale Operativo in materia di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali” della Guardia di Finanza, in vigore dal 1° gennaio di questo 2018 – ad individuare i contesti più strutturati e peculiari di frode, aggredendo i patrimoni accumulati illecitamente a tutela dell’economia, dell’Erario e dei soggetti puntualmente ottemperanti agli obblighi fiscali in un’ottica di stretta sinergia con l’autorità giudiziaria e in accordo alle direttive del Comando Regionale della Toscana.

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