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Frode nel settore trasporti: cinque indagati

Sabato 11 Febbraio 2017 — 08:37

Fatture false emesse ed utilizzate per 1,4 milioni di euro. A capo del meccanismo, secondo gli inquirenti, ci sarebbe un’imprenditrice livornese. A suoi autisti avrebbe fatto aprire ditte per l’emissione di fatture fittizie. Sequestrati disponibilità finanziarie e beni immobili

Altra milionaria frode fiscale nel settore del trasporto di merci su strada per conto terzi è stata scoperta dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Livorno. Su ordine della Procura della Repubblica, i finanzieri del Gruppo di Livorno, secondo quanto scritto in un comunicato stampa diffuso dalle fiamme gialle la mattina di sabato 11 febbraio alle redazioni locali, nell’ambito di un’indagine che vede coinvolte cinque imprese, hanno eseguito, nei giorni scorsi, un sequestro preventivo di beni (disponibilità finanziarie ed un immobile) per un valore di 350 mila euro. Il provvedimento cautelare, richiesto dal Sostituto Procuratore Dr. Massimo Mannucci, che ha coordinato le indagini, è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, Dott. Antonio Pirato, nei confronti delle imprese riconducibili a C.I.,  47enne imprenditrice livornese.
Le attività d’indagine, sviluppatesi tra il 2015 ed il 2016, prendono avvio da un controllo in materia di sommerso da lavoro eseguito dal personale del 1° Nucleo Operativo del Gruppo di Livorno, al cui esito è stato accertato che la 47enne livornese aveva creato, intorno alle proprie imprese (una ditta individuale ed una società), un sistema di false fatturazioni, emesse da soggetti privi di effettiva capacità imprenditoriale.
In particolare, oltre a rilevare 9 lavoratori “in nero”, privi di contratto e copertura assicurativa, i finanzieri hanno appurato che 3 autisti che collaboravano con l’imprenditrice risultavano titolari di proprie ditte individuali. Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle hanno consentito di verificare come questi ultimi, pur non avendo alcuna struttura imprenditoriale, né mezzi propri o dipendenti, emettevano, nei confronti delle imprese di C.I., fatture “gonfiate” per prestazioni di servizi.

Le indagini hanno consentito di rilevare, più in dettaglio, che la 47enne imprenditrice aveva indotto i tre autisti ad avviare attività in proprio, aprendo una partita I.V.A. ed utilizzando i mezzi da lei messi a disposizione, per poi far loro emettere fatture sovradimensionate, beneficiando indebitamente di costi al fine di comprimere gli utili dichiarati dalla propria società.
Gli autisti – che, peraltro, hanno omesso tutti gli adempimenti fiscali connessi all’attività formalmente avviata – monetizzavano gli assegni emessi dalla società facente capo all’imprenditrice, a remunerazione dei servizi apparentemente resi, e riconsegnavano poi le somme in contanti all’imprenditrice stessa, al netto di una cifra compresa tra gli 80 e i 115 euro per ogni giornata di lavoro effettivamente prestata alle sue dipendenze.
I 3 titolari delle ditte individuali coinvolti e la 47 enne imprenditrice livornese sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Livorno, a vario titolo, per i reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione della dichiarazione ed occultamento di documentazione contabile.
Coinvolta nell’indagine anche l’impresa dell’ex marito di C.I., dichiarata fallita nell’anno 2011: l’analisi delle risultanze bancarie dei conti correnti riconducibili all’imprenditrice ha consentito di rilevare un depauperamento delle casse societarie, in danno al ceto creditorio, secondo una pianificata strategia d’azione attuata, sia in prossimità che successivamente alla dichiarazione di fallimento dell’impresa, dai due coniugi, denunciati, quindi, per bancarotta fraudolenta patrimoniale e appropriazione indebita.
In ragione del quadro indiziario e della gravità delle condotte, per evitare ulteriormente di aggravare o protrarre le conseguenze del reato, il G.I.P. ha disposto il sequestro delle disponibilità finanziarie e dei beni mobili ed immobili riconducibili all’imprenditrice, fino a concorrenza dell’imposta evasa pari a circa € 350.000.
In sede di esecuzione del provvedimento cautelare, i militari del Gruppo di Livorno hanno sottoposto a sequestro conti correnti, un immobile del centro cittadino dal valore stimato di 290.000 euro e un motociclo marca Aprilia.
Anche tale attività si inserisce nel contesto delle investigazioni volte, sulla base delle direttive fornite dal Procuratore Capo della Repubblica di Livorno, all’individuazione e all’aggressione dei patrimoni illeciti da parte della criminalità economica, a tutela dell’Erario e delle imprese puntualmente ottemperanti agli obblighi fiscali.

 

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