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Mancata dichiarazione per mezzo milione: nei guai 33enne

Lunedì 15 Gennaio 2018 — 12:39

Sequestro preventivo di un’abitazione residenziale nei confronti di una donna di 33 anni. La finanza: tale cifra, oltre ad essere stata prodotta illegalmente, è stata occultata al fisco

La Guardia di Finanza di Livorno ha dato esecuzione, il 15 gennaio, ad un decreto di sequestro preventivo di un’abitazione residenziale nei confronti di una donna, già sottoposta agli arresti domiciliari, unitamente ad altre quattro persone tutte componenti – si legge nel comunicato inviato alle redazioni – di una associazione per delinquere ritenuta responsabile di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, bancarotta semplice, appropriazione indebita aggravata, dichiarazione infedele, sottrazione al pagamento delle imposte, indebita compensazione di crediti inesistenti e intestazione fittizia di beni. Dopo l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi personali, risalenti al maggio 2017, gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno proseguito gli approfondimenti ed esaminato meticolosamente la copiosa documentazione reperita nel corso delle perquisizioni svolte.
L’analisi della documentazione finanziaria ha consentito di rilevare che la donna – A.V., di 33 anni – aveva ricevuto “proventi illeciti” sotto forma di accrediti sui propri conti correnti personali denaro provenienti dalle società cooperative coinvolte nell’indagine nonché prelievi in contanti, tratti dai conti correnti societari. Dagli esiti delle indagini penali è scaturito l’avvio di una verifica della posizione fiscale della beneficiaria di tali proventi illeciti, ossia della ricchezza di origine criminale che, oltre ad essere stata prodotta illegalmente, è stata anche occultata al fisco. La donna livornese – prosegue la nota delle fiamme gialle – risultata essere formalmente “evasore totale” aveva conseguito, complessivamente, un illecito arricchimento per oltre € 500.000, negli anni dal 2012 al 2015, inquadrati, nel corso della verifica fiscale, nella categoria reddituale dei cosiddetti “redditi diversi”. I finanzieri hanno, inoltre, rilevato che l’entità dell’Irpef evasa superava, per uno degli anni d’imposta oggetto dell’attività ispettiva, la soglia di punibilità penale tanto da configurare tale evasione un’ulteriore ed autonoma fattispecie criminale (omessa dichiarazione), prevista e punita dall’art. 5 D.Lgs. 74/2000.
La contribuente è stata, dunque, nuovamente denunciata alla Procura della Repubblica di Livorno che, condividendo le proposte avanzate dai militari operanti, ha proceduto a richiedere al Gip l’emissione di un provvedimento di sequestro “per equivalente” sino alla concorrenza del valore dell’imposta evasa (€ 83.000 per la sola annualità di rilievo penale).

L’aspetto che va maggiormente sottolineato ai fini in argomento è rappresentato dal fatto che i proventi illeciti, a qualunque titolo percepiti, vanno comunque dichiarati all’Erario: la mancata dichiarazione degli stessi configura anche, tenuto anche conto dell’indirizzo della giurisprudenza di legittimità, fattispecie penalmente rilevante. Attratta l’evasione, dunque, all’alveo penale è possibile aggredire, come noto, il frutto dell’attività criminosa anche “per equivalente”, sino a concorrenza dell’imposta evasa, aggredendo beni riconducibili all’indagato, anche se legittimamente acquisiti, laddove non sia possibile individuare e sequestrare in via diretta il prezzo, il prodotto o il profitto dei reati commessi. È sempre più incisiva l’attività svolta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, secondo le indicazioni del Procuratore Capo della Repubblica labronica e sulla scorta delle linee di indirizzo del sovraordinato Comando Regionale Toscana, tesa a reprimere, in maniera incisiva e trasversale, i contesti criminali di maggiore gravità, attraverso la sistematica ablazione dei patrimoni illecitamente accumulati con i profitti dei reati economico-finanziari.

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