Minacciato con un coltello e rapinato sotto casa
Un livornese è stato rapinato da due persone sotto casa, in via Grande, intorno alle 22,30 di venerdì 17 dicembre dopo il turno di lavoro. Sul posto la polizia
Aveva appena terminato il suo turno di lavoro alle 22 di venerdì 17 dicembre quando, circa mezz’ora dopo, stava per rincasare nel suo appartamento in via Grande. Ma è proprio qui, vicino al portone di casa sua, che è stato avvicinato da due tipi che ha descritto alla polizia come stranieri. Uno dei due lo ha fermato con una scusa. L’altro, da dietro, è spuntato con un coltello e lo ha minacciato di consegnargli il cellulare, un iPhone, che aveva in mano. L’uomo, livornese, alla vista dell’arma non ha opposto resistenza e ha consegnato ai due il suo telefono. I malviventi si sono quindi allontanati a piedi verso piazza Grande.
La vittima della rapina è quindi salito a casa e, sotto shock, ha cercato un cellulare di riserva per poter telefonare alla polizia che è intervenuta al civico indicato dal richiedente. Una volta sul posto gli agenti hanno raccolto la segnalazione e ascoltato il racconto dell’uomo mettendosi subito sulle tracce dei rapinatori ma dei due non vi era già più nessuna traccia in zona.
La volante, transitando in piazza Garibaldi intorno alle 00,15 ha però proceduto a al controllo di due soggetti appiedati corrispondenti alle descrizioni fornite dal rapinato. I due sono stati accompagnati in questura per identificazione (B. B. M. del 1983 nato in Tunisia e tale A.K. 1992 anch’esso nato in Tunisia), entrambi soggetti conosciuti agli uffici della polizia per alcuni precedenti.
La vittima, una volta portatosi negli uffici per sporgere denuncia per i fatti accaduti, casualmente, ha incrociato i due soggetti accompagnati e li ha riconosciuti senza ombra di dubbio come gli autori della rapina perpetrata in suo danno.
Per i fatti sopra esposti i due presunti colpevoli sono stati denunciati in stato di libertà per essersi resi responsabile del reato di rapina aggravata in concorso. In più uno di loro (B.B. del 1983) è stato deferito in stato di libertà per il reato di resistenza a pubblico ufficiale poiché all’atto del controllo ha posto in essere una resistenza attiva per sottrarsi allo stesso.
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